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Ninna nanna contro la guerra

Il lavoro della Scuola secondaria di I grado “Pirandello-Svevo” di Napoli per il 53° Concorso Nazionale EIP Italia


Per i bambini di Teheran
Per i bambini di Gerusalemme
Per i bambini di Gaza
Per i bambini di Kiev
Per i bambini di Mosca
Per i bambini di Damasco
Per i bambini di Sana’a
Per i bambini di Naypyidaw
Per i bambini di Kabul
Per i bambini di Kartum
Per i bambini di Tripoli
Per i bambini di Addis Abeba
Per i bambini di Roma

Per tutti noi

Il World Social Report 2025: un appello alla solidarietà per i diritti umani

Un imperativo per la cooperazione globale e il progresso sociale


Con profonda considerazione presentiamo oggi un’analisi del “World Social Report 2025: A New Policy Consensus to Accelerate Social Progress” (Rapporto Sociale Mondiale 2025: Un Nuovo Consenso Politico per Accelerare il Progresso Sociale), una pubblicazione congiunta del Dipartimento degli Affari Economici e Sociali delle Nazioni Unite (DESA) e dell’Istituto Mondiale dell’Università delle Nazioni Unite per la Ricerca sull’Economia dello Sviluppo (UNU-WIDER). Questo documento, che funge da riflessione sui risultati sociali del passato e da guida per l’azione futura, è di cruciale rilevanza per la nostra missione di promozione dell’educazione ai diritti umani.

Il Rapporto evidenzia come, nonostante i progressi straordinari nel benessere materiale degli ultimi tre decenni e una significativa riduzione della povertà estrema , le società globali si trovino ad affrontare sfide complesse e persistenti. La crescente polarizzazione e le tensioni internazionali rendono la solidarietà globale un’esigenza impellente.

Sintesi delle dinamiche sociali contemporanee

Il “World Social Report 2025” delinea un quadro analitico delle problematiche sociali attuali, individuando tre dimensioni interconnesse che ostacolano il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs):

  • Insicurezza dei mezzi di sussistenza. Nonostante i miglioramenti, una quota considerevole della popolazione mondiale rimane vulnerabile alla deprivazione, con oltre 690 milioni di persone che vivono in povertà estrema (meno di $2.15 al giorno) e oltre 2.8 miliardi con un reddito tra $2.15 e $6.85 al giorno. L’instabilità economica è diffusa, con quasi il 60% della popolazione globale seriamente preoccupata di perdere il lavoro o di non trovarne uno. Le crisi recenti, i crescenti rischi legati al cambiamento climatico e i conflitti aggravano ulteriormente la povertà, rendendo le uscite dalla povertà spesso temporanee.
  • Disuguaglianze persistenti e profonde. Dal 1990, la disuguaglianza di reddito è aumentata nella maggior parte dei paesi ad alto reddito e in alcuni paesi a medio reddito, come la Cina e l’India, che complessivamente ospitano due terzi della popolazione mondiale. La ricchezza e il reddito sono sempre più concentrati al vertice. Le rapide innovazioni tecnologiche, in particolare l’intelligenza artificiale, contribuiscono a disuguaglianze, con effetti dissimili tra i livelli di competenza e di genere. Il cambiamento climatico, inoltre, rallenta la riduzione della povertà ed esacerba la disuguaglianza.
  • Calo della fiducia e indebolimento della coesione sociale. La coesione sociale è a rischio, con una crescente polarizzazione e un deficit di fiducia sia nelle istituzioni che tra gli individui. Oltre la metà della popolazione mondiale ha poca o nessuna fiducia nel proprio governo. Le generazioni più giovani mostrano livelli di fiducia sempre più bassi. La diffusione di disinformazione, facilitata dalle tecnologie digitali, rafforza le divisioni e alimenta la sfiducia. Questo ciclo vizioso di insicurezza, disuguaglianza e sfiducia compromette la capacità di azione collettiva.

Verso un nuovo consenso politico: implicazioni per l’educazione ai Diritti umani

Il Rapporto argomenta che le sfide attuali non possono essere affrontate in isolamento, ma richiedono un nuovo consenso politico basato su equità, sicurezza economica per tutti e solidarietà. Questi principi, mutuamente rafforzativi, sono indispensabili per consolidare le dimensioni sociali, economiche e ambientali dello sviluppo sostenibile. Per la nostra associazione, l’educazione ai diritti umani si posiziona come strumento essenziale per la realizzazione di tale consenso.

Consideriamo prioritari i seguenti aspetti per la nostra azione educativa:

  • Riaffermare il ruolo e la qualità delle Istituzioni e delle norme. Il Rapporto sottolinea che la coesione sociale e la fiducia dipendono intrinsecamente dalla qualità delle istituzioni e delle norme. Le istituzioni devono evolvere per affrontare le sfide attuali e soddisfare le aspettative dei cittadini. L’educazione ai diritti umani deve quindi promuovere una comprensione critica delle strutture istituzionali, incoraggiando la partecipazione civica e la richiesta di trasparenza e responsabilità. La promozione di valori quali l’equità, la giustizia e la non discriminazione attraverso l’educazione è fondamentale per costruire istituzioni inclusive.
  • Contrasto alla disinformazione e promozione dell’alfabetizzazione digitale: La proliferazione di disinformazione, facilitata dalle tecnologie digitali, mina la fiducia e la coesione sociale. È imperativo integrare nell’educazione ai diritti umani lo sviluppo di competenze critiche per l’analisi dei media e l’alfabetizzazione informativa. Fornire agli individui gli strumenti per discernere le informazioni false e manipolate è essenziale per salvaguardare il dialogo pubblico e la partecipazione democratica.
  • Promozione della partecipazione civica inclusiva. La percezione di avere voce nei processi decisionali è un fattore chiave per la fiducia nelle istituzioni. L’educazione ai diritti umani deve coltivare la partecipazione civica a tutti i livelli, promuovendo meccanismi che garantiscano l’inclusione di tutte le voci, specialmente quelle storicamente marginalizzate. L’espansione della partecipazione, anche attraverso strumenti digitali, deve essere accompagnata da garanzie di accessibilità e protezione dei diritti.
  • Sensibilizzazione sulle disuguaglianze multidimensionali. Il Rapporto mette in luce la natura complessa della povertà, che va oltre la mera dimensione del reddito. Esso evidenzia inoltre l’invisibilità statistica di numerosi gruppi vulnerabili. L’educazione ai diritti umani deve accrescere la consapevolezza su queste disparità multidimensionali e sull’importanza del riconoscimento e della visibilità di tutti gli individui e gruppi sociali per un’allocazione equa delle risorse e la promozione della giustizia sociale.
  • Approccio integrato alle Politiche sociali. Il Rapporto enfatizza la necessità di un approccio “whole-of-government” e di soluzioni politiche integrate per affrontare le sfide sociali. Ciò significa che le politiche sociali non devono essere considerate come meri “correttivi” post-fattuali alle politiche economiche, ma come componenti intrinseche e interdipendenti dello sviluppo sostenibile. L’educazione ai diritti umani deve quindi promuovere una comprensione olistica delle politiche pubbliche e del loro impatto sulla realizzazione dei diritti, incoraggiando una prospettiva che metta le persone al centro di tutte le decisioni.

Prospettive future: un impegno continuo

Il “World Social Report 2025” non è un punto di arrivo, ma un catalizzatore per un processo a lungo termine. Il prossimo Secondo Vertice Mondiale per lo Sviluppo Sociale, unitamente alla Quarta Conferenza Internazionale sul Finanziamento per lo Sviluppo, rappresenterà un’occasione cruciale per rafforzare la cooperazione internazionale e tradurre gli impegni in azioni concrete.

La nostra Associazione riafferma il proprio impegno a contribuire a questo sforzo globale attraverso l’educazione. La sfida consiste nel generare uno slancio duraturo, garantendo che le promesse si traducano in azioni per un futuro più equo e sicuro per tutti. In definitiva, la nostra responsabilità non si limita alle politiche o alla politica, ma si concentra sulle persone.


Ferite aperte e futuro da costruire: la tragedia di Graz e la Scuola che vogliamo

Riflessioni a caldo su un giorno davvero buio


Il 10 giugno 2025, la città di Graz è stata teatro di una tragedia che ci colpisce profondamente: una scuola, luogo sacro di crescita e speranza, è stata violata da un atto di violenza efferata, che ha spento vite di educatori e giovani studenti. L’eco di quegli spari, insistentemente ribadito ovunque, ha risuonato ben oltre i confini dell’Austria, raggiungendo chiunque creda nel valore intrinseco della vita umana e nel potenziale trasformativo dell’educazione.

Come operatori del mondo della scuola, dei diritti umani e della pace, siamo colpiti nel profondo, con una sensazione di sconforto e profonda tristezza. È difficile non sentirsi impotenti di fronte a tale oscurità, di fronte alla manifesta incapacità di prevenire un orrore così gratuito. Ogni volta che una scuola viene attaccata in quanto scuola, sentiamo minacciate le fondamenta stesse della nostra civiltà. È un attacco al futuro, ai sogni, alla possibilità stessa di costruire una società più giusta e pacifica.

Probabilmente, tra le tante notizie di aggressioni violente anche tra i banchi delle nostre scuole, più di uno sarà portato a chiedersi: e se capitasse anche in Italia?

Anche di fronte a questi interrogativi, è nostro dovere e la nostra responsabilità trovare la forza per reagire. Sebbene il dolore per le vittime e le loro famiglie sia immenso e incommensurabile, non possiamo permettere che la violenza spezzi la nostra fiducia nel valore primario dell’educazione. Anzi, è proprio in questi momenti che il ruolo della scuola, non solo come luogo di trasmissione del sapere ma come fucina di valori, di rispetto e di comprensione, diventa ancora più cruciale.

La scuola è, e deve continuare ad essere, il primo baluardo contro l’ignoranza, il pregiudizio e l’odio. È qui che si coltivano l’empatia, il pensiero critico, il dialogo e la risoluzione pacifica dei conflitti. È tra i banchi di scuola che si impara a riconoscere e a difendere i diritti umani, a comprendere che la pace non è solo assenza di guerra, ma la costruzione attiva di relazioni basate sull’equità e sulla giustizia.

Non possiamo illuderci che l’educazione da sola possa eliminare ogni forma di violenza. Le radici di tali gesti sono complesse e spesso affondano in disagi sociali, economici e psicologici profondi. Ma l’educazione è senza dubbio uno degli strumenti più potenti che abbiamo per contrastare le narrazioni di odio, per promuovere la resilienza e per instillare nelle nuove generazioni la speranza di un mondo migliore.

Il ricordo delle vittime di Graz deve diventare un monito, un impegno solenne. Ci sproni a raddoppiare gli sforzi per creare ambienti scolastici sicuri, inclusivi e accoglienti, dove ogni studente possa sentirsi protetto e valorizzato. Ci ispiri a educare con ancora maggiore passione alla tolleranza, alla solidarietà e alla responsabilità civica.

Nella difficoltà di un fatto così assurdo, vogliamo ribadire la nostra fiducia: l’educazione è la nostra bussola, la nostra arma più potente contro l’oscurità. Con dedizione, impegno e una profonda fede nel potenziale umano, possiamo e dobbiamo continuare a costruire un futuro in cui le scuole siano sempre e solo luoghi di vita, di crescita e di pace.

EIP Italia Scuola strumento di pace ETS

Per una scuola come Laboratorio di cittadinanza

Le motivazioni del Premio Energie per Roma 2025 alla Presidente Tantucci


Una partecipata Cerimonia ha visto come protagonista la nostra Presidente Anna Paola Tantucci che, nel pomeriggio di lunedì 9 giugno, ha ricevuto il “Premio Energie per Roma 2025” su iniziative del Centro Europeo di Studi Culturali (CESC).

Nelle intenzioni degli organizzatori, il Premio intende valorizzare e riconoscere imprenditori, personalità, professionisti, associazioni e Istituzioni che lavorano, spesso di nascosto, per rendere migliore la vita della Città eterna, “tante brave persone che vivono nell’ombra” nelle parole di Fabio Pompei, direttore del CESC, e che possono essere un positivo stimolo ed esempio per gli altri, in una logica di contagio positivo per tutti.

Un modo per avvicinare la “città visibile” e la “città nascosta”, secondo il Consigliere del Municipio XII Alessandro Alongi, metafora antinomica che mette in evidenza il gioco di luci e ombre che attraversa la Città, e obiettivo dichiarato di un progetto che intende innescare un circuito virtuoso di “energia” nel duplice significato di lavoro e azione.

Di seguito la motivazione del Premio assegnato:
La prof.ssa Anna Paola Tantucci ha iniziato il suo percorso come professoressa di Lingua e letteratura italiana per poi diventare dirigente scolastico e partecipare alla Commissione Brocca per la riforma della scuola secondaria superiore. 
Ha collaborato con il Ministero dell’Ambiente e con diverse Università promuovendo l’educazione ambientale. 
Ha coordinato reti di scuole, progetti nazionali e internazionali su cittadinanza, legalità e inclusione. 
In qualità di Presidente dell’Associazione Scuola strumento di pace, è impegnata in iniziative per la pace, la giustizia e i diritti umani.
Grazie a una visione della scuola come laboratorio di cittadinanza, Anna Paola si dedica a realizzare una scuola più giusta, inclusiva e innovativa.


La Presidente Anna Paola Tantucci riceve il Premio Energie per Roma 2025

La cerimonia di premiazione si terra lunedì 9 giugno presso Spazio Europa a Roma


Siamo lieti di annunciare che la Presidente Anna Paola Tantucci riceverà il Premio “Energie per Roma” 2025, un prestigioso riconoscimento che celebra ogni anno il talento, l’impegno e la dedizione dei cittadini romani, delle imprese e delle associazioni che si distinguono negli ambiti artistico-culturale, sociale, imprenditoriale e del volontariato.

L’iniziativa è del Centro Europeo di Studi Culturali (CESC), attivo dal 2016. Una istituzione che si dedica alla promozione culturale in Europa, con particolare attenzione a donne e giovani.
Tra le iniziative principali, il CESC si distingue per la produzione e presentazione di libri divulgativi che mirano a sensibilizzare il pubblico sui pericoli legati alla rete e all’uso delle tecnologie digitali, affrontando tematiche come la sicurezza online e la protezione dei dati personali​.
Un altro progetto è Osservasalute, patrocinato dalla Regione Lazio, che fornisce approfondimenti periodici sulla salute e la prevenzione. Questa iniziativa è orientata a monitorare lo stato della sanità nella regione e in Italia, offrendo analisi utili a migliorare la gestione del settore sanitario e a sensibilizzare il pubblico su tematiche cruciali per il benessere della popolazione​.

Insieme a queste attività, il CESC porta avanti importanti progetti come il Premio Energie, che promuove idee innovative per il bene comune, e che riconosce il talento e l’impegno di cittadini e associazioni nei campi culturale, sociale e imprenditoriale​.

Nel corso degli anni, il premio ha saputo affermarsi come una vetrina autorevole per le eccellenze della Capitale, grazie al suo obiettivo principale: valorizzare chi contribuisce in modo concreto alla crescita culturale, sociale ed economica di Roma.

Per il 2025, il Centro Europeo di Studi Culturali presenta uno speciale appuntamento estivo “Energie per Roma 2025 – Speciale Estate” , un evento unico dedicato a raccontare e celebrare storie di successo, progetti innovativi e iniziative virtuose.

Come da tradizione, il Premio è suddiviso in quattro categorie:
Artistico-Culturale : per chi ha portato arte, musica, teatro o letteratura nelle piazze, musei e spazi pubblici di Roma.
Sociale: per chi ha ideato o realizzato progetti inclusivi, mirati alla solidarietà e alla tutela dei più fragili.
Imprenditoriale: per le aziende e gli imprenditori che hanno scelto l’estate per lanciare idee innovative e sostenibili.
Volontariato: per chi ha dedicato tempo libero e passione a sostegno del bene comune, con particolare attenzione alle attività estive.

La selezione dei vincitori è stata effettuata da una giuria qualificata e multidisciplinare, presieduta da Fabio Pompei, giornalista e docente universitario, affiancato da personalità di spicco nel panorama culturale, accademico e professionale italiano.

Un ringraziamento dal cuore per il vostro prezioso impegno

Al termine delle lezioni e verso la meritata pausa estiva il saluto della Presidente nazionale Anna Paola Tantucci


Carissimi Dirigenti, Insegnanti, e Operatori del Personale ATA,

mentre l’anno scolastico volge al termine, è con profonda gratitudine che vi scrivo a nome della nostra Associazione, impegnata da diversi decenni per l’educazione ai diritti umani nelle scuole e nella formazione dei docenti. 

Questo è un momento di bilanci, di riflessioni e, soprattutto, di riconoscimento per l’immenso lavoro che ciascuno di voi ha svolto.
Abbiamo tutti vissuto un altro anno scolastico ricco di sfide e opportunità. Sappiamo quanto sia complesso il vostro impegno quotidiano: la gestione delle dinamiche di classe, l’aggiornamento costante delle metodologie didattiche, l’attenzione alle esigenze di ogni singolo studente, e il mantenimento di un ambiente scolastico sereno e funzionale. Ogni giorno, la vostra dedizione silenziosa, ma potente, contribuisce a costruire un futuro migliore per le nuove generazioni.

Vogliamo ringraziarvi per la serietà con cui avete affrontato le difficoltà, trasformando gli ostacoli in occasioni di crescita.
La vostra capacità di adattamento e la vostra resilienza sono state fondamentali per garantire la continuità educativa, anche di fronte a situazioni inaspettate.
Questo impegno va ben oltre il mero adempimento di un dovere e diventa una testimonianza di una vera e matura professionalità, al servizio della vocazione educativa della scuola.

In particolare, desideriamo sottolineare l’importanza cruciale del vostro ruolo nell’educazione ai diritti umani. Non si tratta solo di trasmettere conoscenze, ma di coltivare nelle studentesse e negli studenti la consapevolezza della propria dignità e di quella altrui, il rispetto per la diversità, la capacità di pensiero critico e l’impegno per la giustizia sociale. Siete voi, nel quotidiano, a gettare le basi di una cittadinanza attiva e responsabile, promuovendo valori di inclusione, solidarietà e pace. Ogni lezione, ogni dialogo, ogni momento di confronto in classe diventa un’opportunità per rafforzare questi principi fondamentali.

Il Personale ATA, con la sua preziosa opera, contribuisce in modo insostituibile a creare l’ambiente fisico e organizzativo in cui la scuola può prosperare. La vostra professionalità e il vostro impegno quotidiano sono pilastri che spesso rimangono nell’ombra, ma senza i quali l’intera struttura scolastica non potrebbe funzionare. A voi va il nostro più sentito ringraziamento per la cura, l’attenzione e la disponibilità con cui assicurate che ogni aspetto logistico e operativo sia impeccabile, garantendo un ambiente sicuro e accogliente per tutti.

L’educazione è un processo continuo, un cammino che non conosce soste. Come associazione, crediamo fermamente che la formazione e l’aggiornamento siano essenziali per accompagnarvi in questo percorso. Il nostro impegno è offrirvi strumenti e percorsi che possano sostenere la vostra crescita professionale e personale, fornendo nuove prospettive e metodologie per affrontare le sfide educative contemporanee.

In questo contesto, assumiamo come linea di pensiero la riflessione di Ivano Dionigi, nel suo volume Magister, che riassume splendidamente il senso del nostro lavoro comune, quando afferma che “maestro” è colui che non solo insegna, ma educa, non solo trasmette, ma forma, non solo istruisce, ma ispira.

Questo pensiero ci ricorda la grandezza e la responsabilità del vostro ruolo. Voi non siete solo insegnanti o operatori scolastici, ma potete essere maestri, capaci di ispirare, formare ed educare le menti e i cuori dei nostri giovani. La vostra influenza va ben oltre i confini dell’aula, modellando le future generazioni e contribuendo a costruire una società più giusta e consapevole.

Mentre vi preparate, in verità dopo una serie di impegni ancora gravosi e particolarmente significativi, per il meritato riposo estivo, vi incoraggiamo a proseguire con la stessa passione e dedizione nell’azione educativa. Sappiamo che il vostro lavoro è spesso faticoso e non sempre riconosciuto quanto meriterebbe, ma sappiate che la vostra opera è di valore inestimabile.
Le fondamenta di una società civile e democratica si costruiscono ogni giorno nelle vostre aule, attraverso il vostro impegno costante e la vostra visione.

Con la più sincera gratitudine e stima,

Divari scolastici in Italia

Il dato importante è che le scuole autonome possono fare la differenza


Un recente studio condotto da Fondazione Agnelli e Fondazione Rocca, intitolato “Divari scolastici in Italia. Un’indagine sulle differenze di apprendimento nei territori e tra le scuole”, presentato il 29 maggio 2025, offre spunti cruciali sul fenomeno dei divari di apprendimento nel nostro Paese. L’indagine non si è limitata ad analizzare le ben note disparità territoriali Nord-Sud, ma ha esplorato in profondità come le azioni delle singole scuole possano concretamente fare la differenza nel migliorare i risultati degli studenti e nel ridurre le disuguaglianze.

Oltre il divario territoriale: l’impatto della scuola

È un dato ormai consolidato che i divari di apprendimento in Italia siano una criticità grave, con pochi eguali in Europa. Questi divari, già presenti nella scuola primaria e in crescita nella scuola media, si amplificano ulteriormente nella secondaria di II grado. L’indagine conferma la forte relazione tra le condizioni socioeconomiche e culturali delle regioni e i risultati di apprendimento, con i divari che spesso seguono l’asse Nord-Sud. Tuttavia, un’analisi più approfondita rivela che limitarsi alla dimensione territoriale sarebbe un errore di prospettiva. Le differenze “fra le scuole” e “dentro le scuole” giocano un ruolo significativo nel determinare gli esiti degli apprendimenti.

A tal proposito, è emerso che le differenze tra gli indirizzi di studio (licei, tecnici, professionali) hanno un impatto rilevante. Ad esempio, a parità di altre condizioni, frequentare un liceo classico o linguistico “spiega” uno svantaggio di 14 punti INVALSI in matematica rispetto a un liceo scientifico. Questo suggerisce la necessità di rafforzare l’orientamento nella scuola media e, in prospettiva, di ripensare la struttura didattica della scuola superiore per garantire a tutti un livello più robusto e comune di competenze di base.

Ruolo determinante dell’autonomia scolastica

Una delle conclusioni più incoraggianti dell’indagine è che le scuole, attraverso la loro capacità organizzativa, possono fare la differenza. Come sottolineato da Gianfelice Rocca, Presidente di Fondazione Rocca, il tema non è tanto aumentare il numero di insegnanti o di risorse (già tra i più alti d’Europa), quanto piuttosto incidere sull’organizzazione interna della scuola. I casi di studio qualitativi condotti in cinque scuole “eccellenti” (tre professionali, un tecnico e un liceo), i cui risultati erano nettamente superiori alle aspettative rispetto al loro contesto, hanno permesso di identificare ingredienti chiave di successo.

Queste scuole di successo hanno messo in evidenza i seguenti punti chiave:
Modello organizzativo cooperativo e leadership condivisa
Adottano modelli che favoriscono la collaborazione tra dirigenti e docenti, con una leadership focalizzata sul miglioramento continuo, un clima scolastico positivo e il contrasto ai ritardi di apprendimento. La gestione unitaria degli istituti con più indirizzi porta benefici, e vi è una specifica attenzione alla comunicazione con le famiglie.
Gestione dinamica e proattiva delle risorse
Queste scuole sono capaci di orientare i progetti finanziati esternamente (es. Ministero, PNRR) in base ai fabbisogni reali della scuola, integrandoli con attività aggiuntive e focalizzandosi sul rafforzamento delle competenze di base. Vi è anche una cura nel rinnovamento degli spazi e dei laboratori.
Gestione collegiale della didattica e dei curricoli
La collegialità interdisciplinare nella definizione degli obiettivi formativi e dei metodi didattici è fondamentale. La didattica è centrata sullo studente, con ricorso a esercitazioni e personalizzazione dell’insegnamento, e i docenti sviluppano modelli comuni di progettazione didattica che valorizzano le dimensioni pratiche e professionali delle competenze di base.
Attività extracurricolari ricche e dinamiche
L’offerta di attività extracurricolari, in rete con enti locali, imprese e terzo settore, ha un impatto significativo e positivo sugli esiti di apprendimento. Queste attività sono spesso orientate alle competenze di base e al supporto degli studenti più svantaggiati, includendo progetti di inclusione per studenti di origine straniera o provenienti da famiglie vulnerabili.

Verso un’autonomia “accompagnata”

L’indagine suggerisce di puntare su uno sviluppo di un’autonomia “accompagnata”. Questo significa rafforzare il middle management scolastico con un riconoscimento e incentivi specifici, e promuovere un’autonomia scolastica differenziata piuttosto che generalizzata, per evitare di amplificare i divari esistenti. Le scuole che da anni sono impegnate in un processo di innovazione della didattica, degli ambienti di apprendimento e della governance, se sostenute e monitorate, possono aprire la strada a un nuovo modello scolastico a beneficio dell’intero sistema.

In sintesi, i risultati di questa ricerca sottolineano che, pur in presenza di divari complessi e radicati, le scuole hanno un potenziale enorme per incidere positivamente sui livelli di apprendimento. Investire nella formazione dei docenti, supportare una leadership scolastica efficace e promuovere una gestione innovativa e collaborativa delle risorse e della didattica sono passi fondamentali per costruire un sistema educativo più equo e di alta qualità per tutti i nostri studenti.

Riflettere su nuove strategie formative per accompagnare le scuole nei loro percorsi di miglioramento

Un ulteriore elemento di riflessione sul tema è rappresentato dal Seminario tenutosi presso la sede del Ministero dell’Istruzione e del Merito sul tema “Il miglioramento dell’offerta formativa: le sfide per il sistema scolastico nell’epoca della transizione tecnologica e demografica per combattere la povertà educativa”.

Tra i diversi interventi presentati, la dott.ssa Michela Freddano, primo ricercatore INVALSI, ha posto l’accento sulla personalizzazione e sul ruolo del tutor pedagogico.

La ricercatrice ha evidenziato che il contesto attuale rivela un panorama educativo in evoluzione. L’Italia mostra una crescita della percentuale di popolazione adulta (25-64 anni) con diploma, raggiungendo il 65,5%, e un aumento dei giovani (25-34 anni) con un titolo terziario, pari al 30,6%. Si registra inoltre una maggiore scelta di studi STEM nel settore terziario e una più ampia partecipazione dei bambini di 4-5 anni alla scuola dell’infanzia, sebbene la situazione sia ancora migliorabile rispetto ad altri Paesi europei. Nonostante questi progressi, la dispersione scolastica esplicita si attesta al 9,8% nel 2024, con persistenti divari territoriali e di genere, sfavorendo il Mezzogiorno e i maschi, e influenzata dalle condizioni socioeconomiche di partenza. Le Rilevazioni Nazionali INVALSI e i risultati degli studenti quindicenni nelle prove OCSE PISA 2022 confermano queste disparità, evidenziando come il background familiare incida profondamente sui risultati scolastici. Preoccupante è anche il dato che almeno una persona su quattro sotto i 18 anni è a rischio di povertà o esclusione sociale, e che il 56,7% dei giovani di 25-34 anni con bassa istruzione nel Mezzogiorno è a rischio povertà.

Il quadro normativo ha risposto a queste sfide con una serie di interventi mirati. Il DM 24 giugno 2022, n. 170, ha destinato risorse a 3.198 istituzioni scolastiche nell’ambito del PNRR. L’Agenda Sud, con il DM 30 agosto 2023, n. 176, ha focalizzato l’attenzione sulle Regioni del Mezzogiorno, coinvolgendo 245 scuole secondarie di I e II grado e 1.906 scuole primarie. Analogamente, l’Agenda Nord, tramite il DM 27 maggio 2024, n. 102, ha interessato 245 scuole primarie e secondarie e 2.919 scuole primarie delle Regioni del Centro-Nord nell’ambito del PN “Scuola e competenze 2021-2027”. Il Decreto Caivano (DL 15 settembre 2023, n. 123) ha introdotto misure urgenti contro il disagio giovanile e la povertà educativa. Inoltre, le Linee Guida per l’orientamento (DM 22 dicembre 2022, n. 328) e il DM 19 novembre 2024, n. 233, hanno destinato risorse per percorsi di orientamento nelle scuole secondarie di primo grado, con l’obiettivo di valorizzare i talenti degli studenti e ridurre la dispersione.

Le azioni formative di accompagnamento a questi interventi devono partire da alcuni principi fondamentali.
In primo luogo, lo studente deve essere al centro del processo educativo, in una “scuola del merito” che sappia valorizzare i talenti di ciascuno e rimuovere gli ostacoli alla piena realizzazione della persona. Questo implica una didattica che riconosca il protagonismo di ragazzi e ragazze e ne sostenga la partecipazione attiva.
Fondamentale è poi la personalizzazione dei percorsi formativi, intesa come un “abito sartoriale fatto su misura” che tenga conto delle inclinazioni, delle potenzialità e delle problematicità di ogni studente. Tale approccio è longitudinale e preventivo rispetto all’insuccesso scolastico, ed è uno strumento cruciale per ridurre i divari e la dispersione, anche attraverso il coinvolgimento delle famiglie. L’orientamento, infatti, gioca un ruolo centrale in questo processo, facilitando la conoscenza di sé e del contesto per la definizione di obiettivi personali e professionali. I dati mostrano che circa il 60% delle famiglie degli studenti di scuola secondaria di I grado segue il consiglio di orientamento della scuola, mentre il 40% non lo segue.

In questo contesto, il docente tutor emerge come figura strategica. Introdotto per la prima volta nel 1991 per affiancare i docenti neo-immessi, il “tutor” è ora chiamato, dalle Linee Guida per l’orientamento, a svolgere due funzioni principali nelle scuole secondarie di I e II grado: aiutare ogni studente a rivedere le parti fondamentali del proprio E-Portfolio personale e costituirsi “consigliere” delle famiglie nelle scelte dei percorsi formativi e professionali, utilizzando anche i dati territoriali e nazionali. Le attività di Formazione volontaria incentivata hanno già coinvolto 72.475 docenti.

Il tutorato è “pedagogico” quando applica le conoscenze teoriche in contesti reali, ancorando la riflessione alla pratica dell’educazione e della formazione. Il docente tutor, inteso come “professionista riflessivo”, deve saper documentare e monitorare i percorsi, utilizzare i dati della valutazione, coinvolgere le famiglie e integrare il proprio operato con la progettazione d’istituto, mantenendo centrali il rafforzamento degli apprendimenti di base e il contrasto alla dispersione.

La valutazione, in questo scenario, non è un mero giudizio, ma uno strumento per il miglioramento. I processi valutativi devono essere esperienze di “razionalità riflessiva” che supportano il sapere professionale dei docenti. È fondamentale individuare priorità di esito e obiettivi di processo che investano sulla personalizzazione e sul tutorato pedagogico, in coerenza con il progetto identitario della scuola.
L’obiettivo finale è la costruzione di veri e propri “ecosistemi educativo-formativi”. Ciò implica il potenziamento delle competenze non cognitive e trasversali, delle competenze digitali e della data literacy. Si promuove una “valutazione formante” che integri momenti didattici e valutativi, rendendo gli studenti protagonisti della propria autovalutazione. La formazione deve essere trasformativa, continua e basata sull’esperienza. Infine, è cruciale valorizzare il capitale sociale e la governance, affinché la scuola diventi un polo educativo e un presidio di sviluppo territoriale, in grado di generare relazioni autentiche con enti locali, istituzioni e associazioni del terzo settore. Solo così il sistema scuola potrà affrontare le sfide e rispondere ai cambiamenti in modo autorevole, consapevole e sostenibile.



Come stanno i dirigenti scolastici italiani?

Presentati i dati della ricerca ANP-LUMSA


Nei giorni scorso, ANP ha presentato i risultati dell’indagine sul benessere professionale dei dirigenti scolastici in Italia, svolta in collaborazione con Ilaria Buonomo e Caterina Fiorilli, docenti dell’Università LUMSA.
Uno studio che ha coinvolto quasi 1.800 dirigenti e mette in evidenza situazioni di stress professionale cronico, potenzialmente rischioso per la salute dei dirigenti stessi e, diconseguenza, dell’intero sistema scolastico. 

Alcuni dati significativi:
– circa l’85% degli intervistati dichiara che il lavoro da svolgere si accumula in modo irregolare;
– l’80% non riesce a completare nel tempo dovuto tutte le mansioni assegnate;
– 9 dirigenti su 10 avvertono di lavorare quotidianamente a ritmi elevatissimi e tutti si trovano a dover gestire simultaneamente molteplici compiti e prendere decisioni complesse.

Secondo il sindacato che rappresenta una parte significativa dei dirigenti scolastici italiani, i dati della ricerca mettono in evidenza condizioni di lavoro che superano ampiamente livelli accettabili di rischio professionale, testimoniati anche da un serio aumento di situazioni di burnout professionale, disturbi del sonno e sintomatologie depressive, rispetto alla precedente rilevazione del 2018. 

Dai focus group organizzati nel corso della ricerca, sono stati indicati come fattori di stress più gravosi: 
– carico burocratico e le scadenze ravvicinate;
– disequilibrio vita-lavoro connesso alle molteplici responsabilità e a un profondo isolamento gestionale; 
– peso emotivo non riconosciuto della continua mediazione di conflitti tra le diverse componenti scolastiche e della gestione delle emergenze. 

Tra le proposte presentate, vengono indicate come prioritarie dai dirigenti intervistati le seguenti:
1. istituzione di ruoli strutturati di middle management con deleghe operative precise;
2. potenziamento quantitativo e qualitativo del personale amministrativo;
3. pianificazione centralizzata delle scadenze;
4. semplificazione burocratica;
5. percorsi formativi mirati alle competenze relazionali ed emotive;
6. adeguato riconoscimento professionale ed economico della funzione dirigenziale. 

    Il dirigente scolastico Ottavio Fattorini ha sviluppato un originale costrutto denominato “Dirigenza umanistica”, “apertamente descrivibile nella sua concretezza in azioni definite e verificabili, che definiscono uno stile e un’attitudine alla dirigenza (o comunque a compiti gestionali di coordinamento o organizzativi) di qualsiasi organizzazione.
    Il costrutto si propone di coniugare tecniche e competenze professionali con qualità e idealità etiche che muovono dalla volontà di volgere l’attenzione alle persone per le quali si svolge un servizio. Tale modalità e visione di conduzione persegue il benessere di ciascun membro dell’organizzazione e, contestualmente, contribuisce al bene comune e al miglioramento sistemico.
    La Dirigenza umanistica è appunto «dirigenza» e non leadership perché si basa su alte competenze e conoscenze gestionali, organizzative, latu senso normative, grazie alle quali, o meglio, solo grazie alle quali, può essere data una curvatura ed una cifra identitaria ad un proprio stile di dirigenza e secondariamente di leadership”.

    Nelle parole di Damiano Previtali, la dirigenza umanistica “prima di essere un progetto, è un felice ossimoro nel momento in cui riesce a tenere insieme il ruolo istituzionale e i bisogni della persona, ovvero le funzioni pubbliche e le passioni personali”.

    Nella collana SCHOLA è stato pubblicato un volume, coordinato dal vicepresidente di EIP Italia (Dirigenza umanistica. Ragione e sentimento per la governance strategica delle istituzioni scolastiche, Hoepli, 2024) che presenta il modello, a partire dall’analisi dei cinque principi del suo Manifesto, attraverso le voci di dirigenti che, nella realtà quotidiana, cercano di andare oltre la “banalità del male” di una impostazione giuridico-amministrativa, facendo leva sull’autonomia come chiave di volta per interpretare la professione con il valore aggiunto del proprio coefficiente energetico-emotivo.

    indice del volume

    Qui trovi la presentazione del libro

    Festa per la pace

    Il 30 maggio la terza edizione dell’iniziativa dell’Istituto Comprensivo “D’Auria – Nosengo” di Arzano


    Venerdì 30 maggio dalle ore 9:30 plesso nella sede di via Ferrara ad Arzano si terrà la 3 edizione della Festa della Pace.
    Un momento importante per gli alunni: quasi 800 ragazzi partiranno dall’Istituto “D’Auria” e poi raggiungeranno in marcia il plesso “Nosengo”.

    “La Nonviolenza è l’unica arma della Pace, la Nonviolenza è il Volto disarmante della storia”.

    Quel Volto disarmante dei giovani “Costruttori di Pace”.

    Presenti alla manifestazione anche i genitori degli alunni, oltre la prof.ssa Anna Paola Tantucci, Presidente EIP Italia e Agnese Ginocchio Presidente M.P.ES. C.

    La dirigente Fiorella Esposito è riuscita a dare un segnale forte ai suoi alunni quasi 800 alunni sulla pace.
    Oggi il mondo litiga: troppe guerre . “Perché noi abbiamo gli occhi e non vogliamo guardare? C’è la guerra e pensiamo come se la cosa non ci riguardasse. Perché pensiamo che il problema sia solo di quei popoli, di quei ragazzi, bambini e anziani che vivono in quelle zone, quando invece ci riguarda tutti, perché è un nostro problema. Che futuro sarà il nostro? Viviamo in un mondo dove siamo sempre pronti a impugnare l’arma peggiore che è l’indifferenza!”
    Poi aggiunge: “E’ un problema molto importante, ne vogliamo parlare per tutti quel bambini a cui è stato tolto il diritto di vivere, di gioire, di sorridere. Perché proprio loro giorno dopo giorno continuano a morire? Proprio per questo noi vogliamo dedicargli il ballo della spensieratezza perché vogliamo dare una speranza a tutti quei bambini a cui è stato negato ogni diritto umano fondamentale, affinchè ritornino a sorridere”.

    Durante la giornata i ragazzi faranno sport con varie discipline sportive. L’ I.C. “D’Auria Nosengo” ancora una volta si riconferma a pieno titolo Scuola capofila per la Pace ad Arzano.