Franco Scaglia, in un suo romanzo, scrive che “senza memoria non c’è vita. La nostra memoria è la nostra coerenza, la nostra ragione, il nostro sentimento, il nostro agire. Senza di essa non siamo nulla.” Come non concordare con questo pensiero?
La società ha bisogno di “ricordare” la sua storia, compresi quegli eventi che hanno devastato le vite di molte persone, con lo scopo di imparare dal passato e di non ripetere gli errori dei quali essa può essere stata responsabile. La memoria può servire come segnale d’allarme alla società: ci può mostrare come l’azione o la passività umana, il bigottismo, il razzismo, l’intolleranza e altri comportamenti relativamente comuni possono condurre, in determinate circostanze, ad eventi veramente terribili, come le guerre. La connessione tra la memoria e i diritti umani deve essere estesa sia al passato che nel futuro perché, quando si parla di memoria, guardare al futuro è altrettanto importante, e molto spesso troppo trascurato.
La voce culturale e la memoria, che scaturisce e si raccoglie nella scuola, è stata affidata spesso al ricordo dei protagonisti, dei testimoni o dei ricercatori. Fare Memoria a scuola non è semplicemente ricordare il passato. Fare Memoria è conoscere le storie del passato perché quelle storie diventino nostre. È provare empatia con quanto accaduto perché si possa arrivare, di conseguenza, a cambiare noi stessi. E a cambiare il presente. La memoria è dunque un momento centrale nella vita delle persone e di una nazione, e dobbiamo fare in modo che si arricchisca e si diffonda sempre più.
Uno dei punti cardine di questo percorso è certamente il ruolo educativo dei testimoni nella formazione di una memoria collettiva che renda partecipi a tali esperienze le giovani generazioni. Come passare e tramandare la memoria è il nodo del rapporto tra le generazioni, è l’ordito di una trama di storia da proporre ai nostri giovani. Il futuro si prospetta denso di problemi tra i vari paesi del mondo e nella nostra Europa: i giovani cittadini europei devono essere formati ad affrontare il domani con gli strumenti culturali, cognitivi, critici e creativi che la Scuola ha il compito di fornire.
Ricordare e trasmettere la memoria è un impegno arduo, soprattutto in una società immersa nel presente e dominata dalla velocità. Si avverte sempre più l’esigenza di non restare, in questa circostanza, nei recinti consolidati, prigionieri di parole e di modalità di trasmissione che appaiono paradossalmente necessarie, ma al tempo stesso non del tutto efficaci, quando ci si trova di fronte al compito non facile di raccontare ai giovani e ai giovanissimi. Questo passato è spesso da loro percepito come distante e poco decifrabile, ma è importante che la comunità si assuma il carico di trasmettere la memoria, perché questa è in realtà indispensabile per orientarsi nel mondo e implica scelte decisive per il presente.
L’EIP Italia, Ass. Scuola Strumento di Pace ha sempre sostenuto il valore della memoria, che costituisce un tassello importante nella crescita e nella formazione delle giovani generazioni, come dimostrano le sue iniziative e le sue attività didattico-formative. L’EIP Italia, Sezione Italiana di “Ecole Instrument de Paix”, Organizzazione Non Governativa riconosciuta dall’UNESCO e dal Consiglio d’Europa, con statuto consultivo presso l’ONU, oggi ETS, è attiva sul territorio nazionale dal 1972, con lo scopo di favorire e promuovere l’insegnamento dei Diritti dell’Uomo e della pace mondiale per mezzo della scuola, anche attraverso la valorizzazione dell’Insegnamento dell’Educazione civica e dei valori della Costituzione italiana; mediante corsi di formazione e aggiornamento per docenti e dirigenti, volti a promuovere una corretta metodologia per l’insegnamento dei diritti umani, anche attraverso modalità didattiche innovative.
Fondamentale per noi di EIP in Campania è stato sempre realizzare progetti ed attività formative per i giovani perché è attraverso di loro che la riconciliazione e il dialogo dovrebbero essere esercitati. Ed è stato proprio nell’ambito di queste attività nelle scuole che, grazie al coinvolgente impegno della professoressa Elvira D’Angelo, nostra referente presso l’I.C. Casanova-Costantinopoli, abbiamo avuto, come associazione ed ente di formazione, ma soprattutto come persone, la fortuna e l’onore di conoscere Antonio Amoretti. Egli è stato per lungo tempo presidente della sezione napoletana dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, la storica organizzazione fondata dai combattenti della Guerra di Liberazione per preservare la memoria della Resistenza. Fin dai primi anni Duemila in forza di un protocollo di intesa con l’USR della Campania, sottoscritto dall’ANPI di Napoli, ma che negli anni si è rafforzato anche a livello nazionale con il Ministero dell’Istruzione, Amoretti ha sempre insistito molto sul trasmettere la consapevolezza dell’antifascismo alle nuove generazioni. Non si contano gli incontri che, nel corso di decenni, il partigiano delle Quattro Giornate ha tenuto nelle scuole di primo e secondo grado della Campania assieme ad altri superstiti di quella stagione, come Gennaro di Paola ed Ettore Bonavolta.
La sua missione, come lui stesso amava dire, era andare nelle scuole e raccontare ai ragazzi di oggi che cosa erano state le Quattro Giornate e diffondere i valori della Resistenza e della libertà. Quelle incredibili giornate di resistenza a Napoli le aveva raccontate in numerosi incontri in cui L’EIP Campania e l’ANPI di Napoli hanno collaborato in moltissime scuole e sono state presenti in tantissimi eventi, dal 2011 in avanti. Ne cito solo alcune: Sala Silvia Ruotolo della V Municipalità, Scuola sec. G. Gigante, Scuola sec. Pirandello-Svevo, Liceo I. Kant di Melito. Soprattutto presso l’I.C. Casanova-Costantinopoli per oltre un decennio si sono susseguiti eventi e incontri formativi, sostenuti dai dirigenti scolastici e docenti attenti e motivati, come è avvenuto, da ultimo, con la realizzazione della Mostra fotografica-documentale” Together for Peace” nel novembre 2022.
In un periodo in cui i testimoni diretti vengono a mancare, abbiamo avuto la fortuna di raccogliere la testimonianza diretta di Amoretti per capire che cosa fosse accaduto al paese prima del totalitarismo fascista, durante e dopo, fino al momento delle Quattro Giornate di Napoli. Abbiamo potuto cogliere il senso profondo della storia, in cui vi sono dei momenti particolari dove nelle persone nasce la paura, l’indifferenza e l’odio, che sfocia inevitabilmente nella violenza, prima verbale e poi fisica.
Le Quattro Giornate di Napoli sono parte di una memoria viva e costante come antidoto a non abbassare mai la guardia sugli eventi storici in corso, a preservare la memoria come esperienza viva che cambi in meglio le persone, scacciando via la paura del diverso, dell’indifferenza verso gli altri, e l’odio in tutte le sue forme, a partire da quella verbale, oggi purtroppo tanto diffusa grazie ai social, che costituisce il focolaio che accende l’incendio della violenza.
Ultimo testimone delle Quattro Giornate, Antonio ha tenuta accesa la fiaccola della Memoria, raccontando, specialmente ai giovani, di quei giorni di settembre del 1943, ottant’ anni fa, quando un popolo intero, ribellatosi al giogo nazifascista, diede inizio alla Resistenza italiana.
Il monito di Amoretti sta ancora lì a ricordarci l’impegno di chi ha combattuto per la pace, per la liberazione dal nazifascismo e l’emancipazione delle classi lavoratrici.
Prof.ssa PAOLA CARRETTA
ex dirigente scolastica, Direttivo Eip Italia, Delegata regionale Eip Campania



