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Oltre la classifica: istruzioni per un uso consapevole dei dati ai tempi di Eduscopio

Servizio pubblico o caccia alle iscrizioni?


di Francesco Rovida, dirigente scolastico e coordinatore della formazione EIP Italia

La prima osservazione che intendo condividere è una dichiarazione di fiducia nella raccolta e nell’utilizzo dei “dati” per poter esprimere valutazioni anche sul lavoro in ambito educativo. Tanto più se i percorsi educativi corrispondono ad un impegno economico, amministrativo e organizzativo dello Stato con il contributo di tutti i cittadini e a favore di tutti i cittadini.
La seconda osservazione è un ringraziamento all’attenzione che la Fondazione Agnelli riesce ogni anno a richiamare sul tema della qualità della scuola, anche grazie alla pubblicazione di Eduscopio.
La terza, infine, è che il problema non è costituito dai “dati”, ma dall’utilizzo che se ne fa.

Ed è per questo che trovo scorretto e frustrante assistere ogni anno alla carrellata di titoli come i seguenti…

Che cos’è il Progetto “Eduscopio”
L’idea di fondo del progetto è quella di valutare gli esiti successivi della formazione secondaria – i risultati universitari e lavorativi dei diplomati – per trarne delle indicazioni di qualità sull’offerta formativa delle scuole da cui essi provengono.
Per operare questa “valutazione” si avvale dei dati amministrativi relativi alle carriere universitarie e lavorative dei singoli diplomati raccolti dai Ministeri competenti. A partire da queste informazioni vengono costruiti degli indicatori rigorosi, ma allo stesso tempo comprensibili a tutti, che consentono di comparare le scuole in base ai risultati raggiunti dai propri diplomati.
Il progetto intende offrire “informazioni e dati comparabili che siano utili:
agli studenti che terminano le scuole medie e alle loro famiglie di modo che, una volta scelto l’indirizzo di scuola secondaria superiore, possano individuare quali istituti nella propria area di residenza soddisfino meglio le proprie aspettative di apprendimento;
alle scuole stesse di modo che siano maggiormente responsabilizzate rispetto a due fondamentali missioni formative – la preparazione e l’orientamento agli studi universitari e al lavoro – e possano finalmente conoscere gli esiti dei loro sforzi. Si tratta di informazioni che oggi si riescono a ottenere con difficoltà e quasi sempre in modo parziale e poco intuitivo, mentre possono dare spunti per riflettere sulla bontà dei propri sistemi di formazione e orientamento in uscita”.

Studenti considerati per gli esiti universitari
Sono considerati sia gli immatricolati iscritti regolarmente, quelli cioè che hanno proseguito gli studi al livello universitario immediatamente dopo aver conseguito il diploma, che quelli “ritardatari”, che si iscrivono al massimo entro 2 anni dal conseguimento del diploma, per un totale di 811.981 studenti.
Per il 2025 sono analizzati gli anni accademici 2020/2021, 2021/2022 e 2022/2023. Dunque, gli ultimi esami presi in analisi sono quelli sostenuti entro la primavera 2024 dagli immatricolati dell’ultimo dei tre anni accademici considerati.

Parametri di valutazione per gli esiti universitari
L’Indice FGA è il cuore della valutazione per i Licei e gli Istituti Tecnici orientati al proseguimento degli studi. Esso valuta la capacità delle scuole di preparare agli studi universitari, mettendo sullo stesso piano due aspetti fondamentali: la capacità di superare gli esami nei tempi previsti (velocità) e la qualità della preparazione (profitto). Si calcola con una media ponderata al 50/50 di due indicatori standardizzati: la media dei voti ottenuti agli esami, ponderata per i crediti formativi (CFU) di ciascun esame e la percentuale di crediti formativi ottenuti rispetto al totale previsto per il primo anno.
L’Indice FGA non prende i voti “così come sono”, ma i punteggi vengono “depurati” dalla difficoltà del corso di laurea scelto: se uno studente ottiene voti alti in un corso dove è statisticamente difficile farlo, il suo punteggio viene premiato; viceversa, se ottiene voti alti in un corso con manica larga, il punteggio viene ridimensionato. Questo permette di confrontare equamente scuole i cui diplomati scelgono facoltà molto diverse.
I dati considerati si fermano al primo anno di università, ma l’analisi statistica conferma che questo è sufficiente: la correlazione tra i risultati del primo anno e quelli del terzo anno (o della laurea) è del 98%.

Studenti considerati per gli esiti lavorativi
Vengono considerati tutti i diplomati dei corsi diurni degli indirizzi tecnici e professionali delle scuole statali e paritarie negli anni scolastici triennio 2019/2020, 2020/2021 e 2021/2022.
In totale sono stati analizzati gli esiti lavorativi di 618.064 diplomati.

Indice di Occupazione e Indice di Coerenza per gli esiti lavorativi
L’Indice di Occupazione è il parametro chiave per gli Istituti Tecnici e Professionali quando si valuta la loro missione di inserimento lavorativo. Indica la percentuale di diplomati che hanno lavorato per almeno 6 mesi (180 giorni) nei primi due anni successivi al diploma, escludendo quanti si siano iscritti all’Università. Considera “Occupati” solo coloro che hanno contratti significativi, escludendo lavori brevi e saltuari (sottoccupati) che non raggiungono la soglia dei 6 mesi complessivi nel biennio La fonte dei dati si basa sulle Comunicazioni Obbligatorie (CO) del Ministero del Lavoro, che tracciano ogni contratto attivato, prorogato o cessato, offrendo dati certificati, non basati su dichiarazioni o sondaggi.
Un indice alto significa che le scuole non solo “piazzano” gli studenti, ma che questi riescono a mantenere l’impiego per un periodo rilevante. Tuttavia, va letto insieme all’Indice di Coerenza (che misura se il lavoro trovato è in linea con gli studi), poiché l’Indice di Occupazione da solo non distingue tra un lavoro coerente col diploma e un lavoro generico.
Per entrambi gli indici, i dati presentati non si riferiscono a una singola annata, ma sono una media del triennio (coorti 2019/20, 2020/21, 2021/22). Questa scelta serve a “stabilizzare” il dato, evitando che una singola classe particolarmente brillante o problematica falsi il giudizio complessivo sulla scuola.

Esiste la “scuola migliore della città” in senso assoluto?
No, non è possibile fare affermazioni generiche di questo tipo.
I documenti tecnici di Eduscopio sconsigliano esplicitamente la creazione di classifiche assolute che mescolino indirizzi diversi, definendo tali confronti “fuorvianti”. Ecco perché, secondo i dati, il concetto di “migliore scuola” è relativo e non assoluto:
– Il rapporto afferma chiaramente che “ogni indirizzo di studio presenta una proposta formativa specifica”. Non ha senso confrontare un Liceo Classico con un Istituto Tecnico, o un Liceo Scientifico con uno delle Scienze Umane, poiché valorizzano abilità diverse: per essere informativo, il confronto deve avvenire tra “grandezze omogenee”, ovvero scuole con offerta formativa analoga.
– La “migliore scuola” che si trova a 50km da casa è un dato irrilevante per la maggior parte delle famiglie. Eduscopio sottolinea che il confronto ha senso solo all’interno di un raggio territoriale percorribile quotidianamente (prossimità), poiché le condizioni del contesto (tessuto economico e sociale) influenzano i risultati.
– Scuole diverse, esiti diversi: per i Licei e Tecnici orientati all’università, si misurano voti e crediti al primo anno accademico, mentre per i Tecnici e Professionali orientati al lavoro, si misurano l’indice di occupazione e la coerenza tra studi e lavoro.
Dunque, non esiste un parametro unico che possa decretare un vincitore assoluto tra categorie così diverse.

I dati riflettono il lavoro scolastico attuale o quello passato?
I dati utilizzati non fotografano la situazione attuale della scuola (ovvero la qualità dell’offerta formativa e dei processi educativi e didattici, dell’ultimo anno scolastico o dell’attuale), ma sono il risultato di un lavoro svolto in anni precedenti. Si tratta di una valutazione “ex-post” con un fisiologico ritardo temporale.
Nei documenti per l’edizione 2025 si afferma che i dati si riferiscono agli studenti che hanno conseguito il diploma negli anni scolastici 2019/20, 2020/21 e 2021/22. Ciò significa che gli studenti valutati in questo report hanno iniziato il loro percorso di studi superiori (la prima liceo/istituto) all’incirca tra il 2014 e il 2017. Dunque, il corpo docente, la dirigenza e l’organizzazione della scuola potrebbero essere cambiati significativamente rispetto al periodo in cui questi studenti sono stati formati.
Ovviamente l’operazione di Eduscopio è corretta e dichiarata, perché per valutare gli esiti lavorativi o universitari è necessario attendere.
Ma quando leggiamo sui giornali (e magari anche su qualche sito web delle scuole…) che “Il Liceo X è il migliore di Milano/Roma”, stiamo leggendo una semplificazione che ignora due fattori chiave esplicitati nei documenti tecnici.
In primo luogo, quella scuola è la “migliore” solo confrontata con scuole dello stesso identico indirizzo e nello stesso territorio (e non in assoluto). E, in secondo luogo, il “successo” certificato oggi è frutto del lavoro educativo e didattico svolto in quella scuola prevalentemente tra il 2015 e il 2022.

Qualche riflessioni per le scuole “sulla scuola”
Il tema dalla valutazione della qualità della scuola e delle scuole dovrebbe essere ben presente in ogni Istituzione scolastica, dotata di un Nucleo Interno di Valutazione e abituata alle operazioni necessarie per l’elaborazione del Rapporto di Autovalutazione e della Rendicontazione sociale.
Pertanto, ogni contributo che porti nella direzione della riflessione sugli esiti della propria azione didattica dovrebbe essere considerato in senso positivo.
Confrontando la logica del RAV e quella degli utilizzatori di Eduscopio, appartenenti a contesti e scopi differenti (ma poi non così tanto…), possiamo mettere in evidenza la maggiore attenzione alla dimensione dei processi presente nel primo, mentre il secondo si concentra esclusivamente sugli esiti, ipotizzando che siano l’effetto della qualità dei processi educativi, organizzativi e didattici.
Il rischio, se anche dall’interno del mondo scolastico ci concentriamo troppo su Eduscopio, è di identificare la qualità educativa come “efficacia nella transizione”, dimenticando che i processi educativi non riguardano solo la preparazione al domani, ma la situazione attuale dei nostri studenti. E che si realizzano nella qualità delle relazioni educativi attuate, non solo nella promessa di un futuro più roseo.
Se il “modello RAV” parte da una visione di “Comunità educante”, il “modello Eduscopio” rischia di essere utilizzato in previsione di una scuola come “Palestra Formativa Professionalizzante”, una scuola la cui missione principale è fornire “basi solide” per superare esami universitari complessi o mansioni lavorative, focalizzata sull’efficienza e sulla spendibilità del titolo, che garantisce un rapido transito verso l’occupazione o la laurea, riducendo i tempi morti.

Un’ultima questione: orientamento o servizio pubblico?
In tempi di presentazione dell’offerta formativa da parte delle scuole, considerando segno positivo l’orgoglio per la condivisione dei propri risultati e del proprio impegno che si respira negli Open day (e night…) e nelle scintillanti presentazioni cartacee e digitali, urgono alcune domande.
Siamo certi che il servizio pubblico si realizzi nella “caccia alla iscrizioni”? E che la qualità di una scuola si misuri con il numero di iscrizioni “non accolte” per mancanza di posti? O che la ricerca degli spazi (nuove aule) debba essere fatta sulla pelle di iscritti accolti con la piena consapevolezza di dover poi pretendere l’apertura di ulteriori sedi succursali o di costruzione di improbabili tramezzi? 
In definitiva, siamo certi che le classifiche e la concorrenza siano davvero un incentivo al miglioramento della qualità delle relazioni educative, piuttosto che delle “relazioni” amministrative?

Dall’antico Mali all’ONU: i diritti che sfidano il tempo

Proposte per il 10 dicembre


I diritti umani iniziano nei piccoli luoghi, vicino a casa, così vicini e così piccoli che non possono essere visti su nessuna mappa del mondo. A meno che questi diritti non abbiano significato lì, hanno poco significato ovunque
(Eleanor Roosevelt)

La Giornata Mondiale dei Diritti Umani, istituita nel 1950 dalle Nazioni Unite, viene celebrata il 10 dicembre, data in cui, nel 1948, l’Assemblea Generale adottò la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, atto fondativo dell’ordinamento internazionale contemporaneo. 

Tale Dichiarazione costituisce uno strumento normativo di soft law che enuncia un catalogo di posizioni giuridiche soggettive fondamentali e indisponibili, riconosciute a ogni individuo in quanto appartenente al genere umano, indipendentemente da elementi discriminatori quali razza, colore, religione, sesso, lingua, origine nazionale o sociale, nascita, opinioni politiche o di altra natura.
Sebbene i diritti umani, fondati sui principi di eguaglianza sostanziale, giustizia sociale e dignità intrinseca della persona, siano ormai riconosciuti – almeno sul piano formale – dalla quasi totalità degli ordinamenti statali, la loro proclamazione normativa non garantisce automaticamente la loro effettiva tutela.
Persistono, infatti, rilevanti scarti tra il dato dichiarativo e la concreta attuazione, con frequenti violazioni imputabili sia a singoli individui sia a soggetti pubblici e privati dotati di potere.

Dalla nitroglicerina alla pace: l’alchimia morale di Alfred Nobel
Nobels fredspris
Il premio Nobel per la pace è un riconoscimento di prestigio mondiale attribuito annualmente alle persone che si sono distinte per l’impegno in favore della pace mondiale, apportando un importante contributo a quest’ultima. 
È stato istituito dal testamento di Alfred Nobel del 1895 ed è stato assegnato per la prima volta nel 1901, come gli altri premi istituiti da Nobel stesso.
Viene annunciato ogni anno il 10 ottobre e la cerimonia di consegna si tiene a Oslo il 10 dicembre.
https://docs.google.com/presentation/d/18RRsWX59B9LgHItgO7URmGTPskCImu-5/edit?usp=sharing&ouid=114261731093630870130&rtpof=true&sd=true

Risorse didattiche: materiali, spiegazioni e lezioni pronte

10 Attività sui diritti dei bambini e dei ragazzi
È fondamentale che non solo gli adulti, ma innanzitutto i bambini e ragazzi siano consapevoli dei propri diritti, li conoscano e li sentano propri. Per questo motivo viene presentata una selezione di alcuni materiali educativi e diverse attività per diffonderli e per farne esperienza.
https://risorse.arcipelagoeducativo.it/percorsi-tematici/10-attivita-sui-diritti-dei-bambini-e-dei-ragazzi

Lezioni pronte
La raccolta presenta una serie di sei “Lezioni pronte” pensate per supportare gli insegnanti nell’affrontare temi di attualità, educazione civica e discipline curricolari attraverso approcci interattivi e interdisciplinari.
https://sanoma.it/calendariocivile/giornata-diritti-umani

Tanti diritti, però…
Questa sezione si focalizza sulla celebrazione dei diritti dell’infanzia e, contemporaneamente, sulla necessità di porre attenzione e sviluppare strumenti per non dimenticare i bambini che ne sono privi. 
https://www.giuntiscuola.it/articoli/tanti-diritti-pero

10 dicembre: la Giornata Mondiale dei Diritti Umani spiegata ai bambini e alle bambine
Si porta avanti una disamina su che cosa siano i Diritti Umani? Sono i diritti fondamentali che ciascuna persona (donna, uomo, bambina o bambino) possiede già dalla nascita, soltanto perché è un essere umano. 

Alle radici della cultura dei diritti: storia, teoria e attualità

Costituzione più antica del mondo
Il Regno del Mali, che risale al XIII secolo, produsse la Costituzione più antica del mondo: la Carta di Mandé (o di Kouroukan Fouga), sconosciuta ai più. Sebbene sia poco nota, essa rappresenta un fondamentale e precoce esempio di organizzazione del diritto e della società.
https://cribaba.blogspot.com/2010/09/la-carta-di-kurukan-fuga-il-re-sundjata.html

Charta 77 e Charta 08: il potere dei senza potere per la civiltà del diritto universale
Questo spazio analizza le figure di Charta 77 (movimento cecoslovacco) e Charta 08 (movimento cinese), due documenti che simboleggiano il “potere dei senza potere”. Entrambi i movimenti hanno utilizzato il richiamo ai diritti e alla legge per sfidare i regimi autoritari e promuovere una “civiltà del diritto universale”.
https://unipd-centrodirittiumani.it/storage/media/7b/5b/PDU1_2012_A111.pdf

La Dichiarazione universale dei diritti umani commentata da Antonio Papisca 
Antonio Papisca è stato professore emerito di Relazioni internazionali dell’Università di Padova. Fin dall’inizio il suo lavoro di ricerca si è distinto per la particolare attenzione alla tematica delle relazioni internazionali, dell’integrazione europea e dei diritti umani. 
Nel 1982 ha fondato il Centro di studi e di formazione sui diritti della persona e dei popoli, poi divenuto Centro di ateneo per i diritti umani, il primo Centro in Europa e nel mondo che veniva istituito all’interno di un’università.
https://unipd-centrodirittiumani.it/it/parole-chiave/dichiarazione-universale-dei-diritti-umani-commentata-da-antonio-papisca

È superato lo scisma transatlantico?
Il rapporto esamina le relazioni internazionali, in particolare tra gli Stati Uniti (Barack Obama) e l’Europa (Herman Van Rompuy). Si interroga sul superamento dello “scisma transatlantico” e sulla necessità di sviluppare una politica internazionale “educata”, basata su principi comuni di cooperazione.
https://unipd-centrodirittiumani.it/storage/media/84/43/PDU1_2010_A007.pdf

Noi, diritti umani: Rappresentazione di dignità umana, et di pace
Questo documento celebra l’800° anniversario della Magna Charta Libertatum attraverso un’azione scenica in prosa e poesia. L’obiettivo è rappresentare la dignità umana e la pace attraverso il diritto, sottolineando l’importanza storica e contemporanea dei diritti umani.
https://unipd-centrodirittiumani.it/storage/media/db/19/apapisca_noidirittiumani_index.pdf

Lo Ius Novum Universale: Alle radici della cultura dei diritti umani e della pace
Questo testo esplora le radici teoriche e culturali che hanno portato alla formazione di una “cultura dei diritti umani e della pace”. Introduce il concetto di Ius Novum Universale come un nuovo diritto universale che si basa su principi fondamentali di giustizia e convivenza pacifica.
https://unipd-centrodirittiumani.it/storage/media/6c/14/AP_IusNovum.pdf

Libertà religiosa, via per la pace
Si tratta di un commento al Messaggio di Papa Benedetto XVI per la XLIV Giornata Mondiale della Pace del 1° gennaio 2011. L’analisi sottolinea la libertà religiosa non solo come un diritto fondamentale, ma come un elemento cruciale e una “via per la pace” a livello globale.
https://unipd-centrodirittiumani.it/storage/media/a9/be/PDU1_2011_A007.pdf

L’educazione ai diritti umani per una cittadinanza plurale nello spazio pubblico glocale
In questa area ci si concentra sull’importanza dell’educazione ai diritti umani come strumento essenziale per promuovere una cittadinanza plurale e inclusiva. Il focus è sulla dimensione “glocale” (globale e locale), riconoscendo che la formazione sui diritti è cruciale per la partecipazione civica in un mondo interconnesso.
https://unipd-centrodirittiumani.it/storage/media/a4/24/PDU2_2012_A059.pdf

Giustizia penale internazionale 
Il testo esamina il contributo dell’Italia alla costituzione della Giustizia Penale Internazionale, in particolare per la creazione del Tribunale internazionale sui crimini di guerra e contro l’umanità nella ex Jugoslavia. Evidenzia il ruolo essenziale dell’Italia nella lotta contro l’impunità per i crimini internazionali.
https://unipd-centrodirittiumani.it/storage/media/3b/71/93_02_117.pdf

Il futuro prossimo dei diritti umani nell’Unione Europea
L’abstract analizza le prospettive e le sfide che riguardano i diritti umani all’interno dell’Unione Europea. Il focus è sul “futuro prossimo”, valutando come l’UE possa rafforzare la tutela dei diritti e svolgere un ruolo di leadership a livello globale.
https://unipd-centrodirittiumani.it/storage/media/18/42/93_03_011.pdf

II volontariato, soggetto di democrazia qualitativa
Si esplora il ruolo del volontariato non solo come azione di solidarietà, ma come un vero e proprio “soggetto di democrazia qualitativa”. Si sottolinea come l’attivismo volontario contribuisca a rafforzare la partecipazione civica e a migliorare la qualità della vita democratica.
https://unipd-centrodirittiumani.it/storage/media/2a/b5/91_01_043.pdf

Trovate molte altre risorse nel file allegato, curato da
Italia Martusciello, vicepresidente nazionale EIP Italia

Voci di resistenza: testimonianze, storie, leggi e lotte contro la schiavitù

Giornata Internazionale per l’Abolizione della Schiavitù: 2 dicembre


La Giornata Internazionale per l’Abolizione della Schiavitù, celebrata il 2 dicembre, ricorda un momento storico fondamentale: il 2 dicembre 1949, quando l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò la Convenzione per la repressione del traffico di persone e dello sfruttamento della prostituzione altrui. Nonostante i progressi legislativi, la schiavitù moderna rimane un problema globale: secondo le stime più recenti, circa 50 milioni di persone nel mondo vivono ancora in condizioni di sfruttamento estremo.
Di queste, circa 28 milioni sono soggette a lavoro forzato, mentre 12,3 milioni sono bambini e adolescenti vittime di sfruttamento o schiavitù moderna, sottolineando l’urgenza di azioni concrete per la protezione dei diritti umani.

Tracce di lavoro

La raccolta di contributi dedicati alla “schiavitù” evidenzia come, nonostante i divieti internazionali, milioni di persone subiscano ancora oggi lavoro forzato, tratta, sfruttamento minorile e matrimoni coatti. Le istituzioni globali e regionali — ONU, UE, ILO — richiamano costantemente gli Stati alla prevenzione, alla tutela delle vittime e alla promozione dei diritti umani, ricordando che la schiavitù moderna è una violazione persistente della dignità e della libertà fondamentali.
La lotta globale contro la schiavitù moderna — dai 50 milioni di vittime rilevate nel 2022 ai continui appelli di ONU, Unione Europea, ILO e organizzazioni per i diritti umani a tutela di minori, donne e lavoratori migranti — si esprime attraverso giornate internazionali, denunce, premi, iniziative sociali e culturali che, dal 2009 al 2022, riaffermano con forza il divieto di schiavitù e la memoria delle sue vittime, promuovendo giustizia, dignità e pace.
https://unipd-centrodirittiumani.it/it/parole-chiave/schiavitu

Libertà negate e vite rubate

Spot per la lotta alla tratta degli esseri umani (2024)
Lo spot mette in luce la realtà nascosta dei minori vittime di tratta e sfruttamento, mostrando come molti “piccoli schiavi invisibili” vivano nell’ombra senza protezione. In pochi secondi richiama alla responsabilità collettiva e alla necessità di riconoscere, denunciare e combattere queste forme di schiavitù moderna.

Piccoli Schiavi Invisibili: storie di minori vittime di tratta e sfruttamento
Il video denuncia il drammatico fenomeno dei “Piccoli Schiavi Invisibili”, minori, spesso migranti non accompagnati, che sono vittime di tratta e sfruttamento sessuale o lavorativo in condizioni di schiavitù moderna.

Schiavitù: significato e storia dello schiavismo nel mondo
Il video ripercorre l’evoluzione della schiavitù dalle civiltà antiche fino all’età moderna, mostrando come lo schiavismo abbia segnato profondamente società, economie e culture. Attraverso esempi storici e spiegazioni chiare, il contenuto aiuta a comprendere il significato di “schiavitù” e le sue trasformazioni nel tempo, offrendo una riflessione essenziale per studenti e insegnanti.

Forme moderne di schivitù: Papa Francesco
Papa Francesco denuncia le forme moderne di schiavitù — tratta di persone, lavoro forzato, sfruttamento sessuale, matrimoni e lavoro minorile — e invita a combatterle riconoscendo le loro cause profonde come povertà e disuguaglianza, difendendo la dignità di ogni persona.

Podcast A. Barbero – Come abbiamo imparato a convivere: la schiavitù
Il podcast esplora la storia della schiavitù come struttura sociale: da sistemi in cui la schiavitù era la base (come l’Impero Romano o il Sud degli Guerra di Secessione americana), a realtà in cui la schiavitù esisteva ma non era il fulcro centrale (per esempio nell’Rinascimento Italiano). In tutti i casi, racconta Barbero, la schiavitù era considerata un fatto naturale, accettata senza metterne in discussione la legittimità.
https://youtu.be/YI6l29buT48?si=VQ_vP_m2wpp7_4bp

Visione del film a fumetti – “Iqbal: bambini senza paura” (Durata 1:26)
La storia di Iqbal Masih, simbolo della lotta contro lo sfruttamento minorile, aiuta gli studenti a riflettere sulla condizione dei bambini nel mondo e sul valore della libertà, della solidarietà e del lavoro dignitoso. Il linguaggio del film a fumetti, vicino alla sensibilità dei ragazzi, stimola una riflessione profonda sul senso di giustizia e sul coraggio di cambiare.
https://www.raiplay.it/video/2017/11/Iqbal-Bambini-senza-paura-4962bb3a-5ca6-4592-a80a-9174659961ae.html?wt_mc=2.www.cpy.raiplay_vid_Iqbal-Bambinisenzapaura

Schiavismo e Letteratura

Spunti per lezioni di educazione civica
Il testo mostra come la schiavitù, riducendo l’uomo a oggetto, rappresenti una negazione assoluta della dignità umana e invita a riflettere sul valore universale della libertà e dei diritti, stimolando consapevolezza ed empatia verso ogni forma di ingiustizia.
https://www.centroalbertomanzi.it/wp-content/uploads/2019/03/CentroAlberoManzi-La-societa.pdf

La schiavitù moderna: 7 cose che tutti dovremmo sapere
La schiavitù moderna riguarda milioni di persone costrette a lavoro forzato, sfruttamento sessuale o matrimoni forzati, dimostrando che la negazione della libertà e dei diritti umani resta un grave problema globale.
https://adozioneadistanza.actionaid.it/magazine/schiavitu-moderna/

Bambini sfruttati. Diritti negati.
Il documento analizza lo sfruttamento minorile e i diritti negati dei bambini nel mondo e in Italia. Vengono esaminati i settori di lavoro, le difficoltà e le iniziative di supporto come “Le Case del Sorriso”. Il testo sottolinea l’importanza dell’istruzione obbligatoria per garantire un’infanzia protetta e promuove la consapevolezza e l’azione sociale.
https://www.iisbraschiquarenghi.edu.it/old/files/bambinisfruttati-dirittinegati1.pdf

La schiavitù dall’antichità ai giorni nostri. Sitografia per temi.
Una raccolta tematica di risorse digitali che ripercorrono la storia della schiavitù dall’antichità ai giorni nostri, con materiali organizzati per epoche, aree geografiche e percorsi di abolizione. Un utile strumento didattico per orientarsi tra fonti affidabili e approfondimenti.
https://www.historialudens.it/biblioteca/390-la-schiavitu-dall-antichita-ai-giorni-nostri-sitografia-per-temi.html

Poesia e schiavismo: excursus letterario di alcuni autori afroamericani
L’articolo propone un viaggio nella letteratura afroamericana che, sin dalle sue origini, ha usato la poesia come strumento di memoria, denuncia e riscatto. Vengono illustrati alcuni autori-chiave — tra cui Frances E. W. Harper, James David Corrothers e Langston Hughes — che con i loro versi hanno dato voce alle sofferenze, alle ingiustizie e all’identità negata degli afroamericani, intrecciando esperienza personale, condizione di oppressione e aspirazione alla libertà.
https://site.unibo.it/canadausa/it/articoli/poesia-e-schiavismo-excursus-letterario-di-alcuni-autori-afroamericani

Schiavitù e tratta: vite spezzate tra Africa e Americhe una ricostruzione storica
La schiavitù africana, già presente prima del XV secolo, si intensificò con la tratta atlantica, che deportò milioni di persone verso le Americhe. Costrette a lavori durissimi, queste vite spezzate lasciarono un’impronta profonda sulle società africane e americane.
http://bimu.comune.bologna.it/biblioweb/schiavitu-e-tratta/wp-content/uploads/sites/35/2022/09/Testo-per-scuole.pdf

Donne, liberti e schiavi nella Roma di Orazio
Il saggio analizza la rappresentazione di donne, liberti e schiavi nelle opere di Orazio, evidenziando come questi gruppi vivessero in una società romana fortemente gerarchica. Gli schiavierano beni privati senza diritti, i liberti ottenevano libertà ma restavano vincolati al padrone, e le donne godevano di margini di autonomia molto limitati. Orazio li descrive realisticamente, senza mettere in discussione la struttura sociale.
https://www.veleia.it/download/allegati/alg-16-donne_liberti_e_schiavi_nella_roma_di_orazio.pdf

Essere Schiavi:  Il dibattito abolizionista e le persistenze della schiavitù negli Stati Italiani preunitari (1750-1850)
Un’analisi storica di come, fra Settecento e primo Ottocento, negli Stati italiani preunitari — nonostante l’avvio di un dibattito abolizionista transnazionale — coesistettero ancora casi di schiavitù e servitù, residui di un passato che solo gradualmente venne superato.
https://iris.unive.it/retrieve/ecefcb11-c27c-4316-91f6-3b79c1342045/956019-1178590.pdf

Schiavi presente e passato
Lo studio della schiavitù, dalle sue forme storiche a quelle contemporanee, evidenzia la persistenza di meccanismi di coercizione e sfruttamento che si trasformano nel tempo. Un approccio interdisciplinare consente di cogliere le continuità e le nuove vulnerabilità sociali, offrendo strumenti per comprendere le sfide attuali ai diritti e alla dignità della persona.
https://www.giappichelli.it/media/catalog/product/excerpt/9788892141636.pdf?srsltid=AfmBOorlIlEDoMNZSPkM70d0nwt11yP5LR2qm3CRLkYXAIVsdNU_yoZP

La schiavitù negli Stati Uniti: Jefferson, Brown, Mazzini
L’articolo analizza la schiavitù negli Stati Uniti, mettendo in luce le contraddizioni tra ideali di libertà e pratiche schiavistiche, il ruolo di John Brown e l’attenzione europea di figure come Giuseppe Mazzini nella lotta per l’abolizione e i diritti umani.
https://www.democraziapura.it/wp-content/uploads/2025/01/PM-n.2-3-maggio-dicembre-2024-15-34.pdf

Tre storie a fumetti 
Ci sono racconti percorsi di vita e di inserimento sociale di richiedenti asilo, ma soprattutto di uomini, donne e bambini giunti in Italia con motivazioni e percorsi diversi e accomunati dallo stesso iter burocratico e dal desiderio di avere un futuro nel nostro Paese. 
https://www.piemonteimmigrazione.it/images/materiali/WEB_-_Fumetto_ires.pdf

Un frate africano, figlio di schiavi, patrono di Palermo
San Benedetto il Moro (1526-1589), nato in Sicilia da schiavi africani, fu un umile frate laico e analfabeta che salì al ruolo di superiore e fu scelto come patrono di Palermo (1713), onorato per la sua profonda carità, saggezza e la capacità di consigliare anche i potenti.

Tele di memoria: l’arte che svela gli orrori della schiavitù

La pittura, con opere come il ritratto di Ayouba Diallo e “The Slave Ship” di Turner, ha agito come una potente testimonianza storica e denuncia sociale degli orrori della schiavitù, alimentando il movimento abolizionista.

Note contro l’ingiustizia e Melodie di emancipazione

Musica e impegno sociale: voce di libertà e denuncia
La musica è da sempre strumento di espressione delle lotte sociali, della ricerca di libertà e della denuncia delle ingiustizie. Attraverso testi e melodie, racconta esperienze di oppressione, speranza e resilienza, promuovendo consapevolezza, resistenza culturale e riflessione sui diritti e sulle disuguaglianze nella società.

Redemption Song” (Bob Marley): Questa è la massima espressione della filosofia di Marley, spogliata di ogni elemento reggae per offrire una ballata acustica pura. La canzone affronta il concetto di liberazione spirituale e mentale, esortando ad affrancarsi dalla “schiavitù mentale”. Rimane il suo più toccante testamento di dignità e resilienza universale.

A Change is Gonna Come” (Sam Cooke): Una composizione monumentale, caratterizzata da un arrangiamento orchestrale drammatico e dalla voce emozionante di Cooke. Nata come risposta alle ingiustizie razziali, divenne rapidamente l’inno del Movimento per i Diritti Civili, incarnando la speranza e la fede incrollabile in un futuro di uguaglianza, nonostante la sofferenza presente.

“Working Class Hero” (John Lennon): Una traccia folk essenziale e disadorna, che agisce come un feroce atto d’accusa contro il sistema. Lennon descrive cinicamente il processo con cui la società costringe le persone a conformarsi, “drogandole” con consumismo e religione. È un grido schietto per la riscoperta dell’autenticità e della liberazione individuale.

“Cotton Fields” (Lead Belly / Creedence Clearwater Revival): Originariamente un pezzo blues di Lead Belly sulla dura vita dei braccianti e la povertà. La versione dei Creedence Clearwater Revival, pur rendendola più accessibile al rock e al country, mantiene l’evocazione delle radici rurali e della fatica del lavoro agricolo. Rappresenta una malinconica, quasi dolce, nostalgia per un’infanzia difficile.

Responsabilità collettive: stati membri contro la tratta e lo sfruttamento

Convenzione supplementare sull’abolizione della schiavitù, del commercio di schiavi, e sulle
istituzioni e pratiche assimilabili alla schiavitù (1956)
La Convenzione Supplementare sull’Abolizione della Schiavitù, del Commercio di Schiavi e sulle Istituzioni e Pratiche Assimilabili alla Schiavitù (1956) rafforza gli strumenti internazionali per l’eliminazione definitiva della schiavitù in tutte le sue forme. La Convenzione estende le definizioni e le responsabilità degli Stati membri, imponendo misure concrete per prevenire, punire e sradicare il commercio di schiavi e tutte le pratiche che replicano la schiavitù, proteggendo così i diritti fondamentali degli individui e promuovendo la dignità umana universale.
https://drive.google.com/file/d/1krNXhP08d8LC2jLExQdxwGTMcmvxjLOR/view?usp=sharing

Italia N. Martusciello
vicepresidente EIP Italia


COP30 a Belém: la crisi climatica, un mancato “Patto di Verità” e il ruolo urgente della scuola

Annotazioni che dovrebbero interessare chi si occupa del futuro


La COP30 (Conferenza delle Parti) sul clima, tenutasi a Belém, Brasile, si è conclusa con risultati che hanno lasciato un “amaro in bocca” a gran parte della società civile e degli osservatori. Presentata come la “COP della verità”, non è riuscita a tradurre le grandi promesse in azioni significative. Questo fallimento pone la crisi climatica non solo come una sfida diplomatica, ma come una profonda questione di giustizia sociale e diritti umani, che interpella direttamente il mondo dell’educazione.

Un passaggio a vuoto sulle misure chiave
Il risultato più deludente della COP30 è la mancanza di ambizione nel documento finale, in particolare sull’uscita dai combustibili fossili e sulla deforestazione, i principali motori della crisi.
Sui combustibili fossili, nonostante oltre 40 Paesi avessero chiesto una chiara tabella di marcia per il superamento delle fonti fossili, la decisione politica finale (Mutirão Decision) non cita esplicitamente i combustibili fossili. Non è stata inserita alcuna roadmap di uscita dai fossili, un arretramento rispetto alla formula del “transitioning away” di Dubai. Questo è visto come una “resa totale” che cede alla “omertà fossile” e all’influenza delle lobby.
Similmente, è “sparita la roadmap sulla deforestazione“: è un risultato incredibile dato il contesto amazzonico del vertice.
È stato certificato e normalizzato l’imminente superamento della soglia di aumento della temperatura limite previsto dagli Accordi di Parigi: non si parla più del grado e mezzo come obiettivo raggiungibile, ma solo come “un calco fossile di speranze”.
Mariagrazia Midulla, responsabile clima ed energia del WWF Italia, ha riassunto: “La cosiddetta ‘COP della verità’ non ha fornito né una tabella di marcia né soluzioni concrete per le sfide urgenti che dobbiamo affrontare. Il documento finale è debole e privo di sostanza a causa dei giochi delle forze contrarie all’ambizione climatica e alla sua attuazione.

Pochi segnali positivi
Nonostante le delusioni, alcuni progressi, seppur modesti, sono stati registrati:
Giusta transizione. È stato creato un meccanismo per la giusta transizione. Questo è stato il risultato maggiormente frutto della pressione della società civile e si pone l’obiettivo di mettere al centro i diritti dei lavoratori nei processi di cambiamento. Tuttavia, per il momento non sono stati stanziati fondi per sostenerlo.
Finanza per l’adattamento. La COP30 ha lanciato un segnale per triplicare i finanziamenti per l’adattamento entro il 2035.
Iniziative volontarie. Sono stati istituiti due strumenti blandi e volontari, il Global Implementation Accelerator e la Belém Mission to 1.5, con l’intenzione di accelerare l’uscita dai fossili, anche se sono stati criticati come “strumenti di procrastinazione”.
Multilateralismo (ancora vivo). Nonostante le critiche sulla sua efficacia, Bernardo Tarantino, specialista Affari Europei e Internazionali, afferma: “Il multilateralismo è vivo – ed è una buona notizia”. Tuttavia, l’analisi generale è che il sistema è “paralizzato, cerimoniale, lontano dalla realtà”.

L’Appello alla “rivoluzione gioiosa” e la Società Civile
Slow Food Italia ha espresso la posizione più radicale, sostenendo che contro la crisi climatica non bastano i “ritocchini”. La presidente Barbara Nappini dichiara che i problemi rimangono irrisolti perché “non si vuole affrontare il problema alla radice, cioè un sistema economico basato sul consumo e sullo spreco delle risorse naturali, dominato dalla ricerca del profitto”.
La soluzione non risiede solo nell’innovazione tecnologica, ma in una profonda trasformazione: “Serve una rivoluzione, una rivoluzione gioiosa”.
Serena Milano, direttrice di Slow Food Italia, sottolinea che i sistemi alimentari sono un esempio lampante di ciò che non funziona (cibo a basso costo e scarsa qualità, consumo di risorse, spreco, sproporzione nell’uso del suolo per colture destinate ad allevamenti industriali).
L’azione, quindi, deve partire dal basso, dalle scelte quotidiane: “Ripartiamo dal cibo, da ciò che portiamo in tavola, scegliendo alimenti prodotti senza inquinare la terra, senza impoverire il suolo, senza sprecare acqua. Acquistiamo meno, ma meglio”.

Il ruolo cruciale della scuola (e dell’educazione ai diritti umani)
Il fallimento della COP30 nel raggiungere risultati ambiziosi rende l’impegno educativo ancora più vitale.
La crisi climatica è, prima di tutto, una crisi di diritti umani:
1. Diritto alla salute. Occorre “mettere al centro la salute: la nostra, quella degli altri esseri viventi, quella del pianeta nel suo complesso”. La crisi minaccia il diritto a un ambiente salubre e al cibo che non “inquina e ammala”.
2. Diritto al futuro. Il mancato allineamento della politica alla scienza mette in pericolo il futuro delle nuove generazioni. La fisica, la termodinamica, la biologia, sono “il realismo per cui le COP sono state create” e che ora viene dimenticato. L’educazione deve riportare la scienza al centro del dibattito.
La scuola ha il compito di educare a quel modello di sviluppo diverso e a quelle “abitudini di vita” più sostenibili che la politica non riesce a imporre, attraverso tre strade:
Formare cittadini consapevoli, insegnando che il sistema economico è spesso “dominato dalla ricerca del profitto e causa di profonde ingiustizie sociali”, per comprendere la radice del problema.
Promuovere azioni concrete: in linea con l’appello a “agire in prima persona” , l’educazione deve tradurre i concetti astratti in scelte quotidiane (consumo, alimentazione, spreco), preparando gli studenti a essere i motori di quella “rivoluzione gioiosa” che la diplomazia non ha saputo innescare.
Sostenere la “giusta transizione”: il nuovo meccanismo adottato alla COP30 evidenzia l’importanza di collegare l’azione climatica ai diritti dei lavoratori. La scuola può e deve promuovere questa visione di una transizione equa che non lasci indietro nessuno.

    Mentre il processo multilaterale “scricchiola”, l’energia e l’impegno della società civile, della scienza e delle comunità in prima linea dimostrano che un vero cambiamento è ancora possibile. La scuola è il luogo in cui questa energia deve essere coltivata.

    Una per tutte, nessuna da sola, centomila unite

    Siamo state amate e odiate, adorate e rinnegate, baciate e uccise, solo perché donne (Alda Merini)


    Una per tutte.
    Ogni donna che trova la forza di parlare, di denunciare, di rialzarsi, lo fa anche per tutte le altre.Ogni voce che si alza rompe un silenzio antico e apre uno spazio di libertà per chi ancora non riescea farsi sentire.“Una” è il simbolo del coraggio individuale che diventa esempio, luce, possibilità.

    Nessuna da sola.
    Perché la violenza isola, divide, spezza. Ma la solidarietà ricuce.Nessuna donna deve affrontare la paura o la vergogna in solitudine.Servono ascolto, accoglienza, comunità.Solo insieme si può spezzare il ciclo del silenzio e del dolore.

    Centomila unite.
    Centomila come tutte le donne che ogni giorno resistono, denunciano, vivono, ricominciano.Un numero che parla di moltitudine, di forza collettiva, di cambiamento possibile.Unite si può costruire una società che non tollera la violenza, che educa al rispetto, che protegge la dignità.

    Perché la forza di una diventa la forza di tutte.

    Prof.ssa Italia Martusciello
    Vicepresidente Nazionale EIP

    Iniziative per il 25 novembre “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”, ricorrenza istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, tramite la risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999.

    Piste operative
    (in allegato)

    Cantiere del cinema e della memoria
    Bottega delle parole
    Officina delle emozioni in musica
    Atelier degli strumenti e delle azioni


    Contributi delle scuole dai nostri Concorsi

    Le norme definitive (anche se non ancora tutte) sull’Esame di maturità

    Un estratto dal Decreto legislativo 62/2017


    Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della Legge 164/2025, l’iter avviato con il Decreto Legge 127/2025, cui abbiamo dedicato uno specifico webinar con la dirigente tecnico Flaminia Giorda, coordinatrice nazionale del Servizio ispettivo del MIM e della Struttura Tecnica degli Esami di Stato (clicca qui per vedere i materiali), la revisione delle modalità organizzative dell’Esame di maturità è (quasi) completa.

    Mancano alcuni tasselli con importanti ricadute operativa che dovranno essere adottati in tempi molto brevi dal Ministero, per garantire che entro la fine del mese di gennaio 2026 siano definite:
    – le discipline oggetto della seconda prova, nell’ambito delle materie caratterizzanti i percorsi di studio;
    – l’eventuale disciplina oggetto di una terza prova scritta per specifici indirizzi di studio;
    – le quattro discipline oggetto di colloquio;
    – le modalità organizzative relative allo svolgimento dello stesso.

    Appena disponibili tutte queste indicazioni sarà nostra cura organizzare una nuova sessione di formazione condivisa, al servizio dell’attività dei docenti e delle istituzioni scolastiche.

    Nel frattempo, pubblichiamo un estratto dal Decreto legislativo 62/2017, con riferimento alla sezione relativa all’Esame di maturità, con alcune annotazioni e commenti.

    Statuto delle studentesse e degli studenti della scuola secondaria

    Il testo del DPR 249/1998 aggiornato, con alcuni elementi di analisi e suggerimenti per le delibere e l’attività delle scuole


    Il tema della gestione della disciplina degli studenti, correlato in parte alle questioni relative alla valutazione del comportamento e, più in profondità, con l’esercizio di diritti e doveri, è stato oggetto di approfondita discussione.
    La Normativa di riferimento è stata recentemente riordinata e modificata per alcuni aspetti, con una parziale riscrittura del DPR 249/1998.

    Pubblichiamo il testo vigente dal 10 ottobre 2025, con alcune considerazioni di approfondimento su alcuni articoli.

    Verso la COP 30: scienza, clima e cittadinanza attiva

    Perché “la curiosità è un dovere morale”


    E’ sempre più vicina la trentesima Conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite (COP30), che si svolgerà dal 10 al 27 novembre 2025 nella città di Belém, in Brasile.
    Un evento in cui le delegazioni di 162 Paesi dovranno misurarsi con l’urgenza della crisi climatica e con l’insufficienza degli impegni finora messi in campo.

    La scuola, se intende occuparsi del futuro e avere un ruolo nella sua costruzione, dovrebbe avvertire con urgenza il dovere di lavorare sulle tematiche scientifiche, economiche e sociali legate agli effetti del cambiamento climatico.

    Per questa ragione la COP30 non può passare inosservata dalla nostre aule e dovrebbe contribuire ad alimentare un approccio autenticamente scientifico al tema, per contrastare (anche e soprattutto dentro ciascuno di noi) gli atteggiamenti “negazionisti” che caratterizzano alcuni potenti e cittadini comuni.

    Ce ne siamo occupati sul nostro sito web negli ultimi due mesi parlando del Global Progress Report on Sustainable Development Goal 16, della Conferenza internazionale promossa dal Movimento Laudato si’, del WMO Global Annual to Decadal Climate Update 2025-2029 e del Rapporto ASviS 2025.

    Ci vengono in soccorso per la progettazione didattica, le Linee guida per l’insegnamento dell’educazione civica che propongono queste finalità:

    PRIMO CICLO
    Traguardo per lo sviluppo delle competenze 5
    Sviluppare atteggiamenti e comportamenti responsabili volti alla tutela dell’ambiente, del decoro urbano, degli ecosistemi e delle risorse naturali per una crescita economica rispettosa dell’ambiente e per la tutela della qualità della vita.
    Traguardo per lo sviluppo delle competenze 6
    Comprendere le cause dei cambiamenti climatici, gli effetti sull’ambiente e i rischi legati all’azione dell’uomo sul territorio. Comprendere l’azione della Protezione civile nella prevenzione dei rischi ambientali.

    SECONDO CICLO
    Competenza 5
    Sviluppare atteggiamenti e comportamenti responsabili volti alla tutela dell’ambiente, degli ecosistemi e delle risorse naturali per uno sviluppo economico rispettoso dell’ambiente.
    Competenza 6
    Acquisire la consapevolezza delle situazioni di rischio del proprio territorio, delle potenzialità e dei limiti dello sviluppo e degli effetti delle attività umane sull’ambiente. Adottare comportamenti responsabili verso l’ambiente.

    Ci potrebbe aiutare anche il GreenComp, Quadro europeo delle competenze in materia di sostenibilità, definito già nel 2022 come una delle azioni strategiche definite nel “Green Deal europeo” per la promozione dell’apprendimento per la sostenibilità ambientale nell’Unione europea.


    Con il contributo iniziale della canzone Curiosity (oltre il bagliore) tratta dal recente ultimo lavoro di Caparezza, abbiamo provato a immaginare due proposte di approfondimento sul tema per la scuola primaria e per la secondaria, che mettiamo a disposizione insieme ad una analisi della canzone.


    Regolamento sulla valutazione per il secondo ciclo

    Il testo del DPR 122/2009 aggiornato con alcuni elementi di analisi e suggerimenti per le delibere e l’attività delle scuole


    Il tema della valutazione degli apprendimenti e del comportamento delle studentesse e degli studenti nella scuola del II ciclo è da sempre oggetto di interesse e approfondimento anche mediatico.
    La Normativa di riferimento è stata recentemente riordinata e modificata per alcuni aspetti, con una parziale riscrittura del DPR 122/2009.

    Pubblichiamo il testo vigente dal 10 ottobre 2025, con alcune considerazioni di approfondimento su alcuni articoli.

    Fare scuola tra soggettività e istituzione

    Una lettura di La luce e l’onda di Massimo Recalcati


    L’ultimo saggio di Massimo Recalcati (La luce e l’onda. Cosa significare insegnare?, Einaudi, 2025) si configura come un’analisi psicoanalitica e filosofica del processo formativo e del ruolo docente nell’ambito del sistema educativo contemporaneo. L’opera si distacca da un’interpretazione meramente legata alla politica della pubblica istruzione, proponendo una riflessione radicale sui fondamenti dell’insegnamento.

    Il ruolo del docente: oltre la competenza tecnica
    Recalcati ridefinisce la figura del maestro al di là dell’identità di “burocrate ministeriale” o di “depositario di conoscenze che devono essere trasmesse”. Il docente autentico incarna una vocazione che trascende la semplice acquisizione di un titolo professionale. L’incontro con il maestro è descritto come una “esperienza della grazia” , non centrata sul mero sapere, ma sul “desiderio di sapere”.
    Il nucleo della trasmissione didattica risiede nella persona del docente, la cui parola deve essere viva e scaturire dal proprio “fuoco”, ovvero da ciò che gli “preme”. Tale testimonianza differenzia il vero maestro dal “padrone”, evitando il “discorso dell’Università” lacaniano, fatto di erudizione spenta e citazionismo. Insegnare non è un mestiere tra gli altri, ma una vocazione in grado di “illuminare” e mobilitare il desiderio dell’allievo.

    La dualità simbolica: Luce e Onda
    Il titolo sintetizza la funzione bipolare del maestro e il dinamismo dell’apprendimento.
    La luce (principio di illuminazione e sapere vivo). La luce è ciò che è necessario per la “visione delle cose”, simboleggia il sapere vivo che il maestro trasmette, capace di “allargare l’orizzonte della vita”. In riferimento a Martin Heidegger, la luce è assimilabile alla “radura” (Lichtung), luogo dell’apertura e del disvelamento (aletheia). La parola del maestro è una parola che illumina, suscitando il desiderio e il pensiero critico.
    L’onda (principio di realtà e soggettivazione). L’onda è “impatto con il mare” e, simbolicamente, rappresenta l’urto con la realtà, le difficoltà, i fallimenti e la castrazione del narcisismo. L’incontro con l’onda richiede all’allievo di “nuotare da solo” e di affrontare la realtà in autonomia: è l’esperienza del limite, necessaria per la soggettivazione, in quanto è nel modo “unico, irripetibile” con cui si affronta l’onda che si inventa il proprio stile. Il maestro spinge verso l’onda, ma l’allievo è chiamato a superare il “torpore imitativo” per una crescita basata sul coraggio.

    L’istituzione scolastica: dispositivo e radura
    Il libro affronta anche la contraddittorietà intrinseca all’istituzione scolastica, distinguendo due polarità.
    Da una parte, la “Scuola-Dispositivo” definita, in relazione al pensiero di Michel Foucault, come luogo disciplinare, burocratico e di controllo sociale che rischia di ridursi a un meccanismo che “ricicla un sapere spento” e promuove l’assoggettamento. Dall’altra la “Scuola-Radura”, luogo in cui l’incontro con un maestro rende possibile l'”esperienza dell’aperto”.
    Recalcati evidenzia come l’istituzione sia “necessaria” e come il dispositivo sia, a suo modo, “positivo” in quanto impone un limite al “godimento egoistico e immediato” e introduce l’esperienza del “principio di realtà”: è in virtù di questo limite che la scuola apre al”trauma benefico della vita collettiva”. La scuola, quindi, non è solo luogo di spegnimento delle pulsioni, ma, proprio perché impone un argine, consente di dare una “forma alla forza degli istinti”.