Intervista ad Elvira D’Angelo, ideatrice di “English for Peace” e Delegata EIP Italia per l’area metropolitana di Napoli

Elvira D’Angelo, ideatrice e curatrice del progetto online “English for Peace” (https://www.englishforpeace.it/), iniziativa che fonde l’apprendimento della lingua inglese con i principi dell’Educazione alla Pace, è Delegata per l’area metropolitana di Napoli della nostra Associazione.
Elvira, il nome “English for Peace” è immediatamente ispiratore. Raccontaci la “scintilla iniziale”, la visione che ti ha portata a realizzare un sito web che unisce didattica linguistica e un tema così cruciale come la pace?
Quella di realizzare un sito come archivio multimediale più che una “scintilla”, è stata una decisione maturata progressivamente nel tempo. Fin dai primi anni di insegnamento ho prodotto materiali ipertestuali che ritenevo utili come risorse di consultazione, ma che non trovavano spazio nel contesto scolastico. L’introduzione dell’informatica nella didattica è stata lenta e frammentaria. Solo in anni più vicini si è iniziato a pensare a veri archivi digitali per valorizzare le buone pratiche di docenti e studenti. (https://www.indire.it/lucabas/lkmwfile/GOLD2009/Gold_mezzogiorno.pdf)
Negli anni Novanta, l’alfabetizzazione informatica e l’uso dei linguaggi multimediali sono diventati una delle principali sfide per la scuola, con risultati iniziali limitati nonostante le iniziative ministeriali volte a colmare il divario con altri settori e Paesi (Prime prove Invalsi CBT nel 2018). Il cambiamento radicale è avvenuto con l’emergenza Covid-19, che ha reso la didattica a distanza una necessità, costringendo la scuola ad adottare strumenti digitali in modo sistematico. Per molti docenti, pur qualificati ma abituati al cartaceo e ai metodi tradizionali, questa full immersion ha rappresentato un vero banco di prova. Al contrario, gli studenti, nativi digitali, si sono adattati con rapidità, confermando la necessità di ripensare la didattica in chiave tecnologica e interattiva.
Quali fattori hanno influito sulle tue competenze informatiche ad inizio carriera?
Il mio percorso professionale è stato facilitato dalla storia familiare: sono cresciuta in un ambiente in cui le nuove tecnologie erano parte integrante del lavoro quotidiano. Mia madre, appassionata di studio, non potendo completare la formazione durante la guerra, decise di frequentare un corso di dattilografia. Nel 1944, a soli 18 anni, con sua sorella, aprì una delle prime dattilografie in città e successivamente una scuola per la formazione professionale in stenografia, dattilografia, corsi meccanografici e affini. In quel contesto sono cresciuta, respirando il clima di cambiamento del mondo del lavoro e nella società che aveva proprio nelle tecnologie il proprio volano di sviluppo.
Dopo il diploma, seguii anch’io un corso di steno-dattilografia, e ho insegnato durante gli anni universitari, fino a quando sono partita per una borsa di studio in Giappone. Ho vissuto, quindi, in prima persona l’evoluzione delle tecnologie: dalla macchina da scrivere meccanica, all’elettrica, all’elettronica, fino al computer. Questo settore richiedeva un aggiornamento costante, e mia madre, tra le prime imprenditrici napoletane, sapeva pienamente interpretare il cambiamento. Il suo esempio è stato per me molto proficuo.
Quali esperienze personali e professionali ti hanno portato a prediligere un approccio didattico basato sulle nuove tecnologie?
Iniziando a insegnare ho portato con me un bagaglio di esperienze che mi ha subito spinta verso un approccio basato sull’utilizzo delle nuove tecnologie. Due sono state le motivazioni principali:
In primo luogo, la didattica linguistica ha subito una trasformazione significativa con la nascita dell’Unione Europea nel 2000, spostando il focus dalle competenze scritte a quelle orali. L’impiego di tecnologie informatiche e linguistiche si è rivelato essenziale per promuovere la fluency orale. Soprattutto, l’introduzione della LIM ha innovato profondamente le pratiche didattiche.
In secondo luogo, la multimedialità si è dimostrata la strategia più efficace in contesti caratterizzati da elevata eterogeneità sociale e culturale e da limitato supporto familiare. In presenza di studenti demotivati e poco avvezzi all’uso del libro di testo – quando ne erano in possesso – e per i quali la prima lingua era il dialetto, l’utilizzo di strumenti multimediali come video, musica e altri linguaggi a loro più vicini si è rivelato la scelta didattica più incisiva.
Per quanto attiene al tema che hai privilegiato, l’educazione alla cittadinanza e alla pace, cosa ci puoi dire?
La mia esperienza personale e professionale è stata profondamente segnata dai temi della pace e dei diritti umani, maturati nel contesto storico e culturale in cui sono cresciuta. Durante l’adolescenza, ho vissuto il clima del Sessantotto, le lotte per i diritti civili e i movimenti pacifisti, tra cui quello contro la guerra in Vietnam.
I simboli della pace, e la cultura di pace, che quei simboli esprimevano, ci hanno accompagnato negli anni in cui ci siamo formati culturalmente. Non siamo rimasti indifferenti, anche quando non siamo scesi in piazza. Ecco, credo che queste radici siano profonde e si siano fatte sentire. È un retroterra culturale che ha ispirato le mie scelte didattiche: in classe ho privilegiato testi di civiltà che trattavano in modo approfondito queste tematiche con pagine di letteratura inglese di autori socialmente impegnati, come Lawrence, Dickens e Orwell, con riflessioni su figure simboliche del Novecento, come Gandhi, Luther King, Kennedy e Mandela, o con la conoscenza di associazioni umanitarie e ambientaliste.La musica ha rappresentato, poi, un potente strumento educativo: canzoni come “Imagine”, “Blowing in the Wind” e“We Are the World”, sono diventate inni immortali alla pace e strumenti per promuovere l’educazione civica in classe. Queste esperienze e scelte hanno, inevitabilmente, reso la cittadinanza interculturale, l’educazione alla pace e ai diritti umani i pilastri della mia azione educativa e didattica.
Il tuo impegno è duplice, dato il ruolo di Delegata per l’area metropolitana di Napoli dell’Associazione EIP Italia Scuola strumento di pace. Qual è il legame specifico tra il lavoro dell’Associazione e il progetto “English for Peace”?
Il legame è nelle basi valoriali. English for Peace è strettamente legato a EIP Italia, poiché i progetti sviluppati in oltre vent’anni sono stati profondamente ispirati dalle attività dell’Associazione. Le esperienze di formazione e le iniziative didattico-educative, tra cui il concorso annuale, hanno arricchito il mio percorso professionale e quello dei miei studenti, permettendomi di valorizzare le buone pratiche scolastiche e di mantenere alta la motivazione. L’associazione, attiva a livello locale, nazionale e internazionale, ha favorito l’apertura verso nuove realtà e prospettive, stimolando la crescita personale e collettiva. Nel tempo, ho coinvolto studenti, famiglie, colleghi e dirigenti promuovendo un modo diverso di vivere la scuola e il ruolo del docente. Oggi, come Delegata, continuo a portare avanti questo impegnoattraverso il dialogo con le istituzioni e la costruzione di reti interculturali locali, nazionali e da quest’anno anche oltre confine nella città che ha dato origine all’associazione, Ginevra. Il sito web funge esso stesso da ‘strumento di pace’, offrendo materiali didattici che sono perfettamente allineati con i valori e le metodologie promosse da EIP.
Entrando nel dettaglio metodologico, come si traduce l’educazione alla pace nella didattica dell’inglese? Quali sono i pilastri pedagogici che sostengono i contenuti?
Entrando nel dettaglio metodologico si utilizza un approccio che potrei definire “Language for Global Citizenship”. I pilastri sono l’autenticità dei contenuti e la centralità del discente. Parlare di pace può sembrare semplice, ma in realtà è una sfida significativa per studenti della fascia d’età 11-14 anni. Affrontare questo tema implica, infatti, discutere anche argomenti delicati come la guerra, le ingiustizie sociali, le discriminazioni, le problematiche ambientali e le violazioni dei diritti umani. Tematiche che richiedono grande sensibilità e tatto, calibrando il livello linguistico e i contenuti in base all’età e alla classe ed evitando così forzature o accelerazioni: lessico di base per le prime classi, fraseologia e contenuti semplici per le seconde, testi più complessi per le terze. Un buon libro di cultura e civiltà inglese costituisce un valido supporto per il docente che desidera affrontare questi temi, soprattutto in seguito all’introduzione dello spazio dedicato all’approccio CLIL (Content and Language Integrated Learning), che rafforza l’efficacia dell’apprendimento della lingua straniera attraverso lo studio di altri contenuti disciplinari. Come si evince, quindi, dai prodotti presentati, gli studenti delle prime classi hanno, quindi, realizzato disegni e messaggi per comunicare il loro personale concetto di pace. Nelle seconde classi si sono cimentati nella scrittura di slogan e brevi poesie, mentre nelle terze hanno prodotto presentazioni multimediali analizzando eventi storici significativi, le esperienze di protagonisti dei processi di Pace o i più recenti report sull’Agenda 2030.
Chi potrebbe essere il pubblico principale di “English for Peace” e quali risorse didattiche specifiche possono trovare sul sito?
Penso che i destinatari principali siano gli insegnanti di scuole di diverso ordine e grado che sono alla ricerca di materiali innovativi per l’Educazione Civica in lingua inglese. Ma ci rivolgiamo anche a studenti, educatori e genitori attenti.
Il sito si distingue per l’approccio innovativo e dinamico, caratterizzato da: pluralità di contenuti, impiego di format multimediali avanzati e sperimentazioni di plurilinguismo. I materiali proposti rappresentano un complemento efficace ai libri di testo disciplinari, fornendo risorse utili per l’approfondimento e la consultazione. Ogni progetto è stato sviluppato con attenzione all’attualità e alla diversificazione delle tematiche, al fine di mantenere alta la motivazione e favorire il coinvolgimento degli studenti. Oltre all’archivio dei “Progetti”, il sito è stato ampliato con due sezioni chiave:
“Eventi”: una sezione in continuo aggiornamento che raccoglie esperienze e/o iniziative culturali a tema realizzate nel corso degli anni e in programma;
“Pl@ying with English“: una sezione che riporta i siti web utili per la didattica della lingua inglese, non solo relativi all’Educazione Civica, ma a qualsiasi ambito culturale con livelli di competenza compresi tra A1 e B2 del QCER.
In sintesi, English for Peace mette a disposizione dei docenti una vasta gamma di spunti didattici. L’integrazione tra educazione civica, tecnologie e didattica linguistica offre un modello formativo interdisciplinare favorendo l’innovazione e l’inclusività nella pratica educativa.
Perché l’inglese, in particolare, è così cruciale come strumento per la costruzione della pace e del dialogo globale?
L’inglese rappresenta la lingua franca globale, già ampiamente utilizzata in vari ambiti: diplomazia, affari, scienza e tecnologia. La sua diffusione la rende un ponte comunicativo capace di superare barriere nazionali e culturali, favorendo comprensione reciproca, cooperazione internazionale e condivisione di idee per la risoluzione dei conflitti, soprattutto in un mondo sempre più digitalizzato.
Ricordiamo che l’inglese è parlato da oltre 1,5 miliardi di persone ed è, oggigiorno, la lingua dominante nei media e su Internet.
Menzionavi la centralità dell’Educazione Civica, oggi obbligatoria con la Legge 92/2019 nelle scuole italiane. In che modo i contenuti di “English for Peace” aiutano gli insegnanti a integrare questa disciplina in maniera efficace e trasversale?
L’Educazione Civica, – come in precedenza “Cittadinanza e Costituzione” – è stata introdotta nel sistema scolastico italiano per rispondere all’esigenza di formare cittadini attivi attraverso un insegnamento trasversale alle discipline. A differenza di altre materie, dove l’integrazione dei temi civici ha richiesto un adattamento, come avviene ad esempio in tecnologia, scienze o arte, le lingue straniere si sono rivelate particolarmente adatte grazie alla loro natura intrinsecamente interdisciplinare e alla disponibilità di materiali progettati per favorire l’apertura a temi socioculturali. Le tre principali aree di competenza in Italia sono: Costituzione, Sviluppo Sostenibile e Cittadinanza Digitale. Il sito “English for Peace” è stato, inaspettatamente, un precursore, affrontando molte di quelle tematiche a partire già dal 2001, con progetti come “Together for Peace” dedicato all’attentato alle Torri Gemelle fino al più recente sui “Principi etici della cultura Manga” (2023). Questo vale anche per il profilo strettamente linguistico. L’approccio di ispirazione CLIL, che valorizza la lingua inglese come veicolo per esplorare diversi ambiti della conoscenza, costantemente richiamato nell’impianto metodologico delle esperienze didattiche descritte, in Italia si è imposto nella formazione della disciplina solo nel 2010.
Ci fai un esempio di un progetto o di un’attività, promossa tramite il sito o nell’ambito EIP, che ti ha dato particolare soddisfazione in termini di impatto sugli studenti?
Una delle iniziative più significative realizzate nell’ambito di EIP è stata l’organizzazione della Mostra fotografica e documentale “Together for Peace” presso la mia scuola, l’IC Casanova Costantinopoli. Ideata per celebrare il cinquantesimo anniversario della fondazione di EIP Italia e i vent’anni di collaborazione tra la scuola e l’associazione, la mostra ha valorizzato le migliori esperienze didattiche sulla cittadinanza e la pace in lingua inglese. Convintamente sostenuto dal Dirigente scolastico Franco Mollica, l’evento si è svolto nella prestigiosa biblioteca da maggio 2022 a gennaio 2023. La sua realizzazione ha visto coinvolte tutte le componenti della scuola. In primis gli studenti, che hanno collaborato attivamente a tutte le fasi: di preparazione, di allestimento e di svolgimento, proponendo ciascuno un personale contributo. Ed inoltre, docenti, famiglie e personale scolastico, il che ha offerto un’opportunità preziosa di riflessione sui valori della pace e della cooperazione. La presenza di rappresentanti istituzionali ha dato ulteriore prestigio all’iniziativa.
Il sito “English for Peace” rappresenta oggi la continuazione multimediale di questa esperienza, permettendo la diffusione delle buone pratiche oltre i limiti temporali e spaziali della mostra stessa.
Tra i progetti più rilevanti si segnalano: “Language Times” (2006), che include quattro lavori su: diritti umani, parità di genere, educazione alimentare e modelli sociali del mondo Disney. L’ipertesto si caratterizza per la ricchezza dei contenuti e una grafica accattivante.
Un prodotto particolarmente completo è “Drops of History – Seeds of Hope” (2009), realizzato in occasione del 60° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Questo progetto ricostruisce esperienze e testimonianze di lotta per i valori universali, incarnando una personale visione dell’educazione alla pace rivolta agli alunni più giovani. “sensibilizzare gli alunni, attraverso lo studio della lingua inglese, alle gravi problematiche che travagliano il mondo, ma con un approccio costruttivo nella ferma convinzione che anche piccole gocce nella storia dell’umanità possono generare semi di pace e fratellanza contrastando i sentimenti di odio e di violenza. Lo sguardo dei ragazzi si illumina, allora, di nuova fiducia e speranza di un mondo migliore”.
Tra i più innovativi i progetti “Benvenuto mondo” e “Per un mondo green”, (2021) sono una interessante esperienza di plurilinguismo. Ed ancora, un lavoro originale è dedicato ai “Valori etici dei Manga”, frutto di esperienze personali di studio e insegnamento in Giappone molto coinvolgente per i ragazzi e le ragazze.
Tutti questi progetti hanno partecipato a competizioni nazionali ricevendo riconoscimenti.
Qual è la tua visione per il futuro di “English for Peace”?
Il sottotitolo scelto per il sito “Sperimentazioni didattiche per una cultura di pace” non è casuale. Per il suo carattere sperimentale, esso non ha la pretesa di proporre linee guida definitive per docenti o esperti, ma piuttosto di ispirare percorsi educativi e pedagogici. L’obiettivo è offrire spunti basati su esperienze che, nel corso degli anni, hanno suscitato negli studenti – anche in quelli meno scolasticamente motivati – sensibilizzazione, entusiasmo e partecipazione attiva nel dialogo educativo. Si auspica, quindi, di ricevere feedback da lettori e docenti interessati che permettano di valutare la validità del progetto. Una ricaduta significativa sarebbe la creazione di una sezione in cui raccogliere contributi utili e ispirati agli stessi valori e alle stesse finalità educative. Tale materiale arricchirebbe anche il sito “EIP formazione”.
Per il futuro, l’intento è quello di aggiornare e migliorare il format del sito, così da rispondere alle esigenze della comunità scolastica. Una delle priorità sarà incrementare l’esposizione orale dei testi, al fine di potenziare le abilità di listening e speaking degli studenti. Per favorire l’internazionalizzazione, si prevede, inoltre, la realizzazione di una versione integrale del sito in lingua inglese.
L’organizzazione di eventi tematici, laboratori e seminari rivolti a studenti, docenti e famiglie potrebbe costituire una proficua occasione per utilizzare i materiali del sito come risorsa didattica e per costruire reti di scambio e progetti condivisi.
Concludo con una riflessione su quello che è stato uno dei temi focali di questa intervista: l’inarrestabile evoluzione delle tecnologie e della multimedialità. Premesso che per la realizzazione del sito non si è fatto alcun utilizzo dell’Intelligenza Artificiale, sono pienamente consapevole che da oggi in poi ogni iniziativa nel campo della didattica, e, dunque, anche le novità che lo riguarderanno, compresi gli eventuali nuovi contributi che lo arricchiranno, dovranno fare i conti con questa potente innovazione tecnologica.
Una selezione di immagini dalle varie iniziative citate nell’intervista


























