Fare scuola tra soggettività e istituzione

Una lettura di La luce e l’onda di Massimo Recalcati


L’ultimo saggio di Massimo Recalcati (La luce e l’onda. Cosa significare insegnare?, Einaudi, 2025) si configura come un’analisi psicoanalitica e filosofica del processo formativo e del ruolo docente nell’ambito del sistema educativo contemporaneo. L’opera si distacca da un’interpretazione meramente legata alla politica della pubblica istruzione, proponendo una riflessione radicale sui fondamenti dell’insegnamento.

Il ruolo del docente: oltre la competenza tecnica
Recalcati ridefinisce la figura del maestro al di là dell’identità di “burocrate ministeriale” o di “depositario di conoscenze che devono essere trasmesse”. Il docente autentico incarna una vocazione che trascende la semplice acquisizione di un titolo professionale. L’incontro con il maestro è descritto come una “esperienza della grazia” , non centrata sul mero sapere, ma sul “desiderio di sapere”.
Il nucleo della trasmissione didattica risiede nella persona del docente, la cui parola deve essere viva e scaturire dal proprio “fuoco”, ovvero da ciò che gli “preme”. Tale testimonianza differenzia il vero maestro dal “padrone”, evitando il “discorso dell’Università” lacaniano, fatto di erudizione spenta e citazionismo. Insegnare non è un mestiere tra gli altri, ma una vocazione in grado di “illuminare” e mobilitare il desiderio dell’allievo.

La dualità simbolica: Luce e Onda
Il titolo sintetizza la funzione bipolare del maestro e il dinamismo dell’apprendimento.
La luce (principio di illuminazione e sapere vivo). La luce è ciò che è necessario per la “visione delle cose”, simboleggia il sapere vivo che il maestro trasmette, capace di “allargare l’orizzonte della vita”. In riferimento a Martin Heidegger, la luce è assimilabile alla “radura” (Lichtung), luogo dell’apertura e del disvelamento (aletheia). La parola del maestro è una parola che illumina, suscitando il desiderio e il pensiero critico.
L’onda (principio di realtà e soggettivazione). L’onda è “impatto con il mare” e, simbolicamente, rappresenta l’urto con la realtà, le difficoltà, i fallimenti e la castrazione del narcisismo. L’incontro con l’onda richiede all’allievo di “nuotare da solo” e di affrontare la realtà in autonomia: è l’esperienza del limite, necessaria per la soggettivazione, in quanto è nel modo “unico, irripetibile” con cui si affronta l’onda che si inventa il proprio stile. Il maestro spinge verso l’onda, ma l’allievo è chiamato a superare il “torpore imitativo” per una crescita basata sul coraggio.

L’istituzione scolastica: dispositivo e radura
Il libro affronta anche la contraddittorietà intrinseca all’istituzione scolastica, distinguendo due polarità.
Da una parte, la “Scuola-Dispositivo” definita, in relazione al pensiero di Michel Foucault, come luogo disciplinare, burocratico e di controllo sociale che rischia di ridursi a un meccanismo che “ricicla un sapere spento” e promuove l’assoggettamento. Dall’altra la “Scuola-Radura”, luogo in cui l’incontro con un maestro rende possibile l'”esperienza dell’aperto”.
Recalcati evidenzia come l’istituzione sia “necessaria” e come il dispositivo sia, a suo modo, “positivo” in quanto impone un limite al “godimento egoistico e immediato” e introduce l’esperienza del “principio di realtà”: è in virtù di questo limite che la scuola apre al”trauma benefico della vita collettiva”. La scuola, quindi, non è solo luogo di spegnimento delle pulsioni, ma, proprio perché impone un argine, consente di dare una “forma alla forza degli istinti”.

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