Una prima analisi dei dati
La recente presentazione del Rapporto nazionale INVALSI 2025, avvenuta presso la Camera dei Deputati, ci offre un’occasione preziosa per riflettere sullo stato del nostro sistema educativo. Questo appuntamento annuale, che ha coinvolto oltre 2,5 milioni di alunne e alunni dalla scuola primaria alla secondaria di secondo grado, non è una mera rilevazione statistica: è piuttosto un invito a leggere i dati come uno specchio della nostra società e come uno strumento per affinare la nostra missione educativa, che, in una visione profonda, si pone al servizio della dignità e della complessità di ogni individuo, al servizio dell’umanità stessa.
EIP Italia, da sempre impegnata nella promozione dei diritti umani e della pace attraverso l’educazione e la formazione, desidera proporre una lettura di questi risultati che vada oltre la superficie, per coglierne il significato più intimo e le implicazioni per il nostro agire quotidiano.
La riduzione della dispersione scolastica esplicita
Il primo, e forse più incoraggiante, risultato delle rilevazioni INVALSI 2025 è la conferma di un significativo calo della dispersione scolastica esplicita, un dato recentemente reso pubblico anche da ISTAT. L’italia è passata dal 12,7% del 2021 a un 9,8% stimato nel 2024, superando con un anno di anticipo l’obiettivo del PNRR del 10,2% fissato per il 2026. ancora più incoraggiante è la prospettiva di raggiungere entro il 2030 il target europeo del 9% di abbandono scolastico precoce, un obiettivo che ora appare pienamente alla portata del paese.
Questo risultato è di grande rilievo e rappresenta un successo per l’intero sistema educativo italiano. Il suo significato va ben oltre la semplice riduzione numerica: sempre meno giovani lasciano la scuola anzitempo, e un numero crescente di studenti riesce a conseguire un diploma o a proseguire in percorsi di istruzione e formazione. Questo ha ricadute positive sull’equità sociale, sull’occupabilità e sulla coesione territoriale, pilastri fondamentali di una società che promuove i diritti e la pace. è la dimostrazione che il nostro sistema scolastico è diventato più efficace nel contrastare l’abbandono, accogliendo una popolazione studentesca che in passato avrebbe avuto un rischio più alto di esclusione.
La complessità degli apprendimenti: una sfida per l’equità e la qualità
Tuttavia, questo ampliamento della platea scolastica comporta anche un aumento della complessità interna del sistema educativo. Una quota significativa di studenti che prima avrebbe interrotto il percorso scolastico, oggi rimane nel sistema, spesso presentando maggiore fragilità negli apprendimenti. Tale dinamica si riflette inevitabilmente sugli esiti medi delle rilevazioni INVALSI, che tendono in alcuni gradi scolastici a una leggera contrazione. Risulta però importante sottolineare che questo calo non è da intendersi come un peggioramento qualitativo, bensì come un effetto di popolazione legato a un accesso più ampio e inclusivo all’istruzione. La sfida, dunque, è accogliere questa eterogeneità senza che essa si rifletta negativamente sui risultati generali.
Analizzando i risultati per materia e grado:
– scuola primaria (classe II e V): si evidenzia una sostanziale stabilità rispetto all’anno precedente, con modesti segnali di indebolimento, verosimilmente legati alla maggiore complessità della popolazione scolastica nella fase di prima alfabetizzazione. In II primaria, si registra una lieve diminuzione in italiano (66% raggiunge il livello base nel 2025 vs 67% nel 2024), mentre in matematica la percentuale si mantiene stabile (67%). In V primaria, italiano è stabile (75%), mentre matematica mostra una flessione (66% nel 2025 vs 68% nel 2024). Anche l’inglese (reading) in V primaria registra una contrazione (91% nel 2025 vs 95% nel 2024), mentre listening si mantiene stabile (86%). Questi dati ci invitano a concentrare maggiori sforzi sulla comprensione del testo scritto in italiano e ad affrontare lo svantaggio delle bambine in matematica, che emerge già precocemente.
– scuola secondaria di primo grado (classe III): gli esiti in italiano e matematica sono sostanzialmente stabili, con il 59% degli studenti che raggiunge risultati adeguati in italiano (60% nel 2024) e il 56% in matematica (invariato dal 2021). Un netto miglioramento si osserva nell’inglese (sia reading che listening), con l’83% degli studenti che raggiunge il livello A2 in reading (+1% rispetto al 2024) e il 70% in listening (+2% rispetto al 2024). Dal 2018, la quota di studenti che raggiunge il livello A2 è aumentata di 9 punti percentuali in reading e di 16 punti percentuali in listening.
– scuola secondaria di secondo grado (classe II e ultimo anno):
classi seconde: in italiano, il 62% degli studenti raggiunge almeno il livello base (invariato rispetto al 2024), mentre in matematica la quota è del 54% (55% nel 2024). le differenze tra l’italia centro-settentrionale e quella meridionale rimangono consistenti.
ultimo anno: si evidenzia una battuta d’arresto rispetto al 2024, ma la tendenza generale post-pandemia è quella di risultati sostanzialmente costanti. In italiano, il 52% degli studenti raggiunge almeno il livello base (56% nel 2024), e in matematica il 49% (52% nel 2024). in inglese, il 55% raggiunge i traguardi previsti (B2 per licei/tecnici, B1+ per professionali) in reading (60% nel 2024) e il 44% in listening (45% nel 2024). Nonostante i miglioramenti complessivi, la distanza dei risultati tra centro-nord e mezzogiorno rimane molto elevata.
Un dato importante da monitorare è la dispersione scolastica implicita, definita come la quota di studenti che terminano il percorso scolastico senza aver acquisito le competenze fondamentali previste. Nel 2025, si registra un leggero aumento (8,7% nel 2025 vs 6,6% nel 2024), attestandosi al valore del 2023, sebbene il trend di medio periodo rimanga in calo, soprattutto nel mezzogiorno. Questo fenomeno è strettamente legato all’inclusione di una popolazione studentesca più eterogenea e fragile.
Permangono, e anzi si accentuano, i divari territoriali, con il mezzogiorno che continua a mostrare un maggior numero di allieve e allievi con livelli di risultato molto bassi. Questa disuguaglianza è visibile già dalla scuola primaria e si rafforza nei cicli successivi, evidenziando una sfida strutturale. Contemporaneamente, si osserva anche una polarizzazione degli esiti, con un calo delle “eccellenze” accanto a una quota stabile di studenti in difficoltà, suggerendo che il sistema fatica a “tenere insieme” tutte le componenti della sua popolazione.
Le nuove frontiere: competenze digitali e la “riserva di umanità”
Una novità positiva delle rilevazioni 2025 è la prima indagine sulle competenze digitali degli studenti delle classi seconde della scuola secondaria di secondo grado, basata sul framework europeo DigComp. I risultati sono stati positivi e incoraggianti, con una buona padronanza nell’utilizzo consapevole e sicuro delle tecnologie digitali: l’89% raggiunge il livello adeguato in alfabetizzazione su informazione e dati, il 91% in comunicazione e collaborazione, l’84% in creazione di contenuti digitali e l’85% in sicurezza. Ciò che colpisce è che questo risultato è più omogeneo a livello territoriale rispetto a italiano e matematica.
Questo ci porta a una riflessione più profonda sul ruolo della scuola nell’era digitale. Come sottolineato dalla responsabile delle rilevazioni nazionali Alessia Mattei, l’intervento umano è insostituibile per garantire il rispetto della dignità e della complessità di ogni individuo. La “riserva di umanità” – la capacità di giudizio, sensibilità e responsabilità che solo l’uomo può garantire – e la “ragionevolezza umana” – che permette flessibilità, adattamento e giudizio critico al di là della logica algoritmica – sono aspetti fondamentali. La scuola, in particolare, ha il compito unico di favorire la crescita dell’umanità futura, riconoscendo che il compito di ciascuno è unico, come l’occasione di realizzarlo. Le competenze digitali sono cruciali, ma non possono e non devono sostituire le competenze di base e il senso profondo dell’educazione.
Ruolo cruciale di docenti e dirigenti: spunti per la riflessione e lo sviluppo professionale
In questo contesto di sfide e opportunità, il ruolo di docenti e dirigenti scolastici è più che mai centrale e insostituibile. Ecco alcuni spunti di riflessione per il vostro prezioso lavoro e per le prospettive di sviluppo professionale:
1. accogliere la complessità: la crescente eterogeneità e fragilità della popolazione studentesca è una realtà. Il lavoro quotidiano deve mirare a sviluppare strategie didattiche inclusive e personalizzate, che consentano di accogliere e supportare gli studenti che in passato avrebbero abbandonato, senza compromettere i risultati complessivi. Si rende necessario intervenire sulle situazioni in difficoltà, arricchendo e differenziando l’offerta formativa.
2. rafforzare i fondamentali, sin dalla primissima infanzia: i divari territoriali, evidenti già nella scuola primaria, impongono di intervenire precocemente, a partire dalla scuola dell’infanzia (0-6 anni). Investire nelle prime età e nei contesti più fragili significa costruire basi più solide per il futuro e ridurre progressivamente le disuguaglianze. Concentrare sforzi sull’italiano e la matematica, dove permangono maggiori criticità, è cruciale.
3. bilanciare fragilità ed eccellenza: un sistema scolastico di successo si prende cura sia dei giovani a rischio di insuccesso, sia dei talenti che possono fiorire. Il calo delle eccellenze segnalato dai dati INVALSI è un campanello d’allarme. Appare necessaria una nuova linea di intervento per sostenere gli allievi con risultati migliori, soprattutto dove sono meno presenti. Equità non significa appiattire, ma elevare la qualità per tutti.
4. valorizzare delle competenze digitali, con ragionevolezza umana: i buoni risultati sulle competenze digitali sono un segnale incoraggiante. Tuttavia, è fondamentale che queste competenze siano inserite in un quadro più ampio che promuova il pensiero critico, la consapevolezza e la responsabilità, elementi che solo l’intervento umano può pienamente garantire. Il ruolo dei docenti emerge nel guidare gli studenti nell’uso “consapevole e sicuro” delle tecnologie.
5. formazione e collaborazione costante: l’efficacia degli interventi mirati, come dimostrato in alcune regioni del mezzogiorno grazie ad azioni di supporto come “Agenda sud” e le misure del PNRR, evidenzia l’importanza di misure personalizzate a livello di scuola e di classe. Ciò richiede un continuo aggiornamento professionale e una forte cooperazione tra scuole, famiglie e istituzioni.
Il quadro che emerge dai dati INVALSI 2025 non è solo una fotografia, ma una mappa per orientare le nostre azioni future. La sfida non è solo il recupero degli apprendimenti post-pandemia, ma anche e soprattutto affrontare i fattori strutturali legati alla trasformazione della società e al ruolo della scuola. Al centro di questo processo, docente e dirigenti sono custodi di questa “riserva di umanità”, chiamati a lavorare affinché la scuola sia sempre più un luogo generativo di competenze e di cittadinanza consapevole, un luogo dove ogni individuo possa realizzare il proprio unico compito.
EIP italia rinnova il suo riconoscimento e ringraziamento per il vostro instancabile impegno e si pone a vostra disposizione per continuare a contribuire fattivamente a questa sfida determinante per il futuro di tutti e di tutte.