Il World Social Report 2025: un appello alla solidarietà per i diritti umani

Un imperativo per la cooperazione globale e il progresso sociale


Con profonda considerazione presentiamo oggi un’analisi del “World Social Report 2025: A New Policy Consensus to Accelerate Social Progress” (Rapporto Sociale Mondiale 2025: Un Nuovo Consenso Politico per Accelerare il Progresso Sociale), una pubblicazione congiunta del Dipartimento degli Affari Economici e Sociali delle Nazioni Unite (DESA) e dell’Istituto Mondiale dell’Università delle Nazioni Unite per la Ricerca sull’Economia dello Sviluppo (UNU-WIDER). Questo documento, che funge da riflessione sui risultati sociali del passato e da guida per l’azione futura, è di cruciale rilevanza per la nostra missione di promozione dell’educazione ai diritti umani.

Il Rapporto evidenzia come, nonostante i progressi straordinari nel benessere materiale degli ultimi tre decenni e una significativa riduzione della povertà estrema , le società globali si trovino ad affrontare sfide complesse e persistenti. La crescente polarizzazione e le tensioni internazionali rendono la solidarietà globale un’esigenza impellente.

Sintesi delle dinamiche sociali contemporanee

Il “World Social Report 2025” delinea un quadro analitico delle problematiche sociali attuali, individuando tre dimensioni interconnesse che ostacolano il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs):

  • Insicurezza dei mezzi di sussistenza. Nonostante i miglioramenti, una quota considerevole della popolazione mondiale rimane vulnerabile alla deprivazione, con oltre 690 milioni di persone che vivono in povertà estrema (meno di $2.15 al giorno) e oltre 2.8 miliardi con un reddito tra $2.15 e $6.85 al giorno. L’instabilità economica è diffusa, con quasi il 60% della popolazione globale seriamente preoccupata di perdere il lavoro o di non trovarne uno. Le crisi recenti, i crescenti rischi legati al cambiamento climatico e i conflitti aggravano ulteriormente la povertà, rendendo le uscite dalla povertà spesso temporanee.
  • Disuguaglianze persistenti e profonde. Dal 1990, la disuguaglianza di reddito è aumentata nella maggior parte dei paesi ad alto reddito e in alcuni paesi a medio reddito, come la Cina e l’India, che complessivamente ospitano due terzi della popolazione mondiale. La ricchezza e il reddito sono sempre più concentrati al vertice. Le rapide innovazioni tecnologiche, in particolare l’intelligenza artificiale, contribuiscono a disuguaglianze, con effetti dissimili tra i livelli di competenza e di genere. Il cambiamento climatico, inoltre, rallenta la riduzione della povertà ed esacerba la disuguaglianza.
  • Calo della fiducia e indebolimento della coesione sociale. La coesione sociale è a rischio, con una crescente polarizzazione e un deficit di fiducia sia nelle istituzioni che tra gli individui. Oltre la metà della popolazione mondiale ha poca o nessuna fiducia nel proprio governo. Le generazioni più giovani mostrano livelli di fiducia sempre più bassi. La diffusione di disinformazione, facilitata dalle tecnologie digitali, rafforza le divisioni e alimenta la sfiducia. Questo ciclo vizioso di insicurezza, disuguaglianza e sfiducia compromette la capacità di azione collettiva.

Verso un nuovo consenso politico: implicazioni per l’educazione ai Diritti umani

Il Rapporto argomenta che le sfide attuali non possono essere affrontate in isolamento, ma richiedono un nuovo consenso politico basato su equità, sicurezza economica per tutti e solidarietà. Questi principi, mutuamente rafforzativi, sono indispensabili per consolidare le dimensioni sociali, economiche e ambientali dello sviluppo sostenibile. Per la nostra associazione, l’educazione ai diritti umani si posiziona come strumento essenziale per la realizzazione di tale consenso.

Consideriamo prioritari i seguenti aspetti per la nostra azione educativa:

  • Riaffermare il ruolo e la qualità delle Istituzioni e delle norme. Il Rapporto sottolinea che la coesione sociale e la fiducia dipendono intrinsecamente dalla qualità delle istituzioni e delle norme. Le istituzioni devono evolvere per affrontare le sfide attuali e soddisfare le aspettative dei cittadini. L’educazione ai diritti umani deve quindi promuovere una comprensione critica delle strutture istituzionali, incoraggiando la partecipazione civica e la richiesta di trasparenza e responsabilità. La promozione di valori quali l’equità, la giustizia e la non discriminazione attraverso l’educazione è fondamentale per costruire istituzioni inclusive.
  • Contrasto alla disinformazione e promozione dell’alfabetizzazione digitale: La proliferazione di disinformazione, facilitata dalle tecnologie digitali, mina la fiducia e la coesione sociale. È imperativo integrare nell’educazione ai diritti umani lo sviluppo di competenze critiche per l’analisi dei media e l’alfabetizzazione informativa. Fornire agli individui gli strumenti per discernere le informazioni false e manipolate è essenziale per salvaguardare il dialogo pubblico e la partecipazione democratica.
  • Promozione della partecipazione civica inclusiva. La percezione di avere voce nei processi decisionali è un fattore chiave per la fiducia nelle istituzioni. L’educazione ai diritti umani deve coltivare la partecipazione civica a tutti i livelli, promuovendo meccanismi che garantiscano l’inclusione di tutte le voci, specialmente quelle storicamente marginalizzate. L’espansione della partecipazione, anche attraverso strumenti digitali, deve essere accompagnata da garanzie di accessibilità e protezione dei diritti.
  • Sensibilizzazione sulle disuguaglianze multidimensionali. Il Rapporto mette in luce la natura complessa della povertà, che va oltre la mera dimensione del reddito. Esso evidenzia inoltre l’invisibilità statistica di numerosi gruppi vulnerabili. L’educazione ai diritti umani deve accrescere la consapevolezza su queste disparità multidimensionali e sull’importanza del riconoscimento e della visibilità di tutti gli individui e gruppi sociali per un’allocazione equa delle risorse e la promozione della giustizia sociale.
  • Approccio integrato alle Politiche sociali. Il Rapporto enfatizza la necessità di un approccio “whole-of-government” e di soluzioni politiche integrate per affrontare le sfide sociali. Ciò significa che le politiche sociali non devono essere considerate come meri “correttivi” post-fattuali alle politiche economiche, ma come componenti intrinseche e interdipendenti dello sviluppo sostenibile. L’educazione ai diritti umani deve quindi promuovere una comprensione olistica delle politiche pubbliche e del loro impatto sulla realizzazione dei diritti, incoraggiando una prospettiva che metta le persone al centro di tutte le decisioni.

Prospettive future: un impegno continuo

Il “World Social Report 2025” non è un punto di arrivo, ma un catalizzatore per un processo a lungo termine. Il prossimo Secondo Vertice Mondiale per lo Sviluppo Sociale, unitamente alla Quarta Conferenza Internazionale sul Finanziamento per lo Sviluppo, rappresenterà un’occasione cruciale per rafforzare la cooperazione internazionale e tradurre gli impegni in azioni concrete.

La nostra Associazione riafferma il proprio impegno a contribuire a questo sforzo globale attraverso l’educazione. La sfida consiste nel generare uno slancio duraturo, garantendo che le promesse si traducano in azioni per un futuro più equo e sicuro per tutti. In definitiva, la nostra responsabilità non si limita alle politiche o alla politica, ma si concentra sulle persone.


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