Ferite aperte e futuro da costruire: la tragedia di Graz e la Scuola che vogliamo

Riflessioni a caldo su un giorno davvero buio


Il 10 giugno 2025, la città di Graz è stata teatro di una tragedia che ci colpisce profondamente: una scuola, luogo sacro di crescita e speranza, è stata violata da un atto di violenza efferata, che ha spento vite di educatori e giovani studenti. L’eco di quegli spari, insistentemente ribadito ovunque, ha risuonato ben oltre i confini dell’Austria, raggiungendo chiunque creda nel valore intrinseco della vita umana e nel potenziale trasformativo dell’educazione.

Come operatori del mondo della scuola, dei diritti umani e della pace, siamo colpiti nel profondo, con una sensazione di sconforto e profonda tristezza. È difficile non sentirsi impotenti di fronte a tale oscurità, di fronte alla manifesta incapacità di prevenire un orrore così gratuito. Ogni volta che una scuola viene attaccata in quanto scuola, sentiamo minacciate le fondamenta stesse della nostra civiltà. È un attacco al futuro, ai sogni, alla possibilità stessa di costruire una società più giusta e pacifica.

Probabilmente, tra le tante notizie di aggressioni violente anche tra i banchi delle nostre scuole, più di uno sarà portato a chiedersi: e se capitasse anche in Italia?

Anche di fronte a questi interrogativi, è nostro dovere e la nostra responsabilità trovare la forza per reagire. Sebbene il dolore per le vittime e le loro famiglie sia immenso e incommensurabile, non possiamo permettere che la violenza spezzi la nostra fiducia nel valore primario dell’educazione. Anzi, è proprio in questi momenti che il ruolo della scuola, non solo come luogo di trasmissione del sapere ma come fucina di valori, di rispetto e di comprensione, diventa ancora più cruciale.

La scuola è, e deve continuare ad essere, il primo baluardo contro l’ignoranza, il pregiudizio e l’odio. È qui che si coltivano l’empatia, il pensiero critico, il dialogo e la risoluzione pacifica dei conflitti. È tra i banchi di scuola che si impara a riconoscere e a difendere i diritti umani, a comprendere che la pace non è solo assenza di guerra, ma la costruzione attiva di relazioni basate sull’equità e sulla giustizia.

Non possiamo illuderci che l’educazione da sola possa eliminare ogni forma di violenza. Le radici di tali gesti sono complesse e spesso affondano in disagi sociali, economici e psicologici profondi. Ma l’educazione è senza dubbio uno degli strumenti più potenti che abbiamo per contrastare le narrazioni di odio, per promuovere la resilienza e per instillare nelle nuove generazioni la speranza di un mondo migliore.

Il ricordo delle vittime di Graz deve diventare un monito, un impegno solenne. Ci sproni a raddoppiare gli sforzi per creare ambienti scolastici sicuri, inclusivi e accoglienti, dove ogni studente possa sentirsi protetto e valorizzato. Ci ispiri a educare con ancora maggiore passione alla tolleranza, alla solidarietà e alla responsabilità civica.

Nella difficoltà di un fatto così assurdo, vogliamo ribadire la nostra fiducia: l’educazione è la nostra bussola, la nostra arma più potente contro l’oscurità. Con dedizione, impegno e una profonda fede nel potenziale umano, possiamo e dobbiamo continuare a costruire un futuro in cui le scuole siano sempre e solo luoghi di vita, di crescita e di pace.

EIP Italia Scuola strumento di pace ETS

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