13 Ottobre 1943: l’Italia entra in guerra

L’atto formale e la missione di un diplomatico


Il 13 ottobre 1943 è la data che segnò il capovolgimento delle alleanze per l’Italia, con il Regno del Sud (governo Badoglio) che dichiarò formalmente guerra alla Germania. Sebbene il dramma militare si stesse consumando sulle linee del fronte e nelle città occupate, questo cruciale passaggio di campo fu sancito da un atto di estrema finezza e tensione diplomatica, di cui il funzionario Pierluigi La Terza fu l’esecutore silenzioso.

L’azione di Madrid e la delicatezza dell’incarico

All’epoca della dichiarazione, l’Italia era un Paese diviso e occupato. Il governo legittimo, stabilitosi a Brindisi, aveva un disperato bisogno di riaffermare la propria sovranità internazionale per guadagnare credibilità presso gli Alleati. La dichiarazione di guerra era la condizione sine qua non per ottenere lo status di cobelligerante, un passo intermedio per non essere trattati semplicemente come nemici sconfitti.
La scelta di Madrid, capitale della Spagna franchista (formalmente neutrale ma ideologicamente vicina al Reich), non fu casuale: era uno dei pochi luoghi in Europa che manteneva canali diplomatici aperti tra le due parti in conflitto. Pierluigi La Terza, in servizio come Ministro-Consigliere presso l’Ambasciata italiana in Spagna, fu l’uomo incaricato della missione.
Il suo compito era di una delicatezza estrema: consegnare la nota ufficiale di dichiarazione di guerra all’ambasciatore tedesco. Questo gesto non era una mera formalità burocratica, ma un atto di rottura irrevocabile che esponeva l’autore a rischi personali significativi. L’azione, descritta nel suo memoriale “13 ottobre 1943: la dichiarazione di guerra alla Germania di Hitler” (pubblicato nel 1963), non fu un gesto di eroismo militare, ma un esempio di valore professionale e lealtà istituzionale. In un momento in cui la legalità statale italiana era frammentata, un funzionario scelse di adempiere al suo dovere, garantendo che il “voltafaccia” avesse la necessaria formalità giuridica internazionale.

Il Valore della Diplomazia

Questo episodio mette in luce il ruolo fondamentale e spesso invisibile dei funzionari della diplomazia. In momenti di crisi totale, sono figure come La Terza a garantire la continuità dello Stato e a compiere gli atti, magari di poche righe, che indirizzano il corso della storia. La sua azione permise al Regno d’Italia di trasformare il disonore dell’Armistizio e della fuga in un’opportunità di cobelligeranza, gettando le basi per il recupero della sovranità e, in ultima analisi, per la pace.
I diplomatici in questi contesti operano al servizio della pace non solo negoziando, ma a volte anche compiendo atti di rottura netti, sapendo che la fine di un’alleanza può essere il primo passo verso una condizione politica più stabile. Il libro di Pierluigi La Terza rimane, pertanto, una fonte essenziale per comprendere come il riscatto italiano passò anche attraverso un cruciale e coraggioso atto formale compiuto in silenzio in una capitale straniera.

Pierluigi La Terza: una carriera al servizio dello Stato

Pierluigi La Terza è stato eminente diplomatico e giurista la cui lunga carriera si è dispiegata attraverso momenti cruciali del XX secolo.
Inizia il suo percorso professionale negli anni ’20, dedicandosi a studi di diritto internazionale, in particolare sui problemi dell’extraterritorialità in Cina.
Successivamente, si concentra sulle trasformazioni geopolitiche in Turchia, scrivendo analisi approfondite, talvolta con lo pseudonimo di P. da Roccalta.
Il momento centrale e più noto della sua carriera fu l’incarico di Ministro-Consigliere a Madrid nel 1943, durante il quale compì l’atto storico della consegna della dichiarazione di guerra.
Dopo il conflitto, la sua esperienza fu fondamentale per la ricostruzione dei rapporti internazionali italiani: fu inviato a Mosca tra il 1946 e il 1948, contribuendo a ristabilire i legami con l’Unione Sovietica, e successivamente fu ad Amman nel 1949.
Il culmine della sua progressione diplomatica fu raggiunto con la nomina ad Ambasciatore a Giacarta (Indonesia), carica che ricoprì dal 1952 al 1958, rappresentando l’Italia in un’area del mondo in piena decolonizzazione.

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